LA FAVOLA DI SALINE DI MONTEBELLO JONICO
20 settembre 2012
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Era felice Saline e non le mancava nulla. Terra fertile, vergine e rigogliosa, baciata dal mare e guardata dall’Etna, Saline, nei primi anni 70, nel pieno del suo splendore e in eta’ da marito, conosce lo Stato. Quello
stato, in giacca e cravatta, che verso Reggio Calabria era in debito per aver voluto trasferire il capoluogo a Catanzaro. Si presenta al paese con la migliore delle doti: posti di lavoro. E lei, come una donna ingenua si affida ad esso. Lo Stato e Saline, un matrimonio combinato al quale nessuno si sarebbe mai opposto. Ma il rapporto si logora in tempi brevi: quel che a Saline appariva amore era invece uno stupro di una violenza inaudita. Sverginata e abbandonata, Ia cittadina non conosce tregua. Violentata ripetutamente dai governi centrali, maltrattata dalla politica, sfruttata dai ricconi di turno, che abusivamente costruirono le loro ville sul mare, Saline porta oggi i segni indelebili del suo passato. Terra depressa e abbandonata, amata mai abbastanza dai propri cittadini, sembra stanca delle battaglie perse. Quasi non ce la fa ad alzarsi, si trascina, trema ancora mentre tocca con mano le cicatrici sul suo volto, vorrebbe una tregua. Ma e’ forte, forte di quella forza che solo chi soffre puo’ avere, e senza mai arrendersi ci spera un po’. Spera in un futuro migliore per i figli nati da quelle violenze, e vuole, lei che ha il cuore infranto, lei che l’amore non sa cosa sia, un progetto concreto. Magari una proposta che abbia le sembianze di un bel principe, (e’ pur sempre una donna e si sa le donne hanno sempre il coraggio di sognare) biondo e con gli occhi azzurri, magari svedese, che porti in dote soltanto mobili, tanti mobili da costruire insieme.
Anna Comi
foto tratta da http://www.newz.it/2011/09/14/il-comitato-futurosicuro-ecco-perche-diciamo-si-alla-centrale-a-carbone-di-saline/113491/ex-liquichimica-3/