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MONTEBELLO JONICO: SINTESI DELLA STORIA DI UN POPOLO

14 febbraio 2013 Nessun Commento

In diversi hanno cercato di dare il proprio contributo su cosa potesse significare il nome “Montebello”. C’è chi afferma che il termine derivi dal latino e quindi “Mons belli” che significa monte di guerra.

Per altri il nome “Montebello” deriverebbe da Mongibello, quasi ad evidenziare la posizione a specchio di questo territorio rispetto all’Etna nota, appunto, un tempo, con il termine di Mongibello o “Mungipedhu”. Quindi da qui sarebbe derivato “Muntubedhu” e poi Montebello.

Una cosa è certa: Montebello è paese dell’Antica Grecia o meglio terra dell’Antica Grecia.

Anche sull’anno della fondazione ci sono diverse teorie ma secondo la maggioranza, i primi a poggiare le pietre della città, sul luogo dove oggi sorge Montebello Jonico, centro storico, sono giunti intorno all’anno 1000.

Il paese intorno a quel periodo faceva parte delle terre libere della Corona e non disponeva di autonomia bensì era aggregato al feudo di Motta Sant’Aniceto oggi nota come Motta San Giovanni. Solo più tardi e precisamente nel XV secolo, dopo la distruzione di Motta, Montebello potè avere una propria fisionomia autonomia e una propria autonomia.

Infatti solo nel febbraio del 1413 il paese iniziò ad essere presente nei Regi Documenti. Montebello, a cui ancora non era stato aggiunto il termine “Jonico” era sotto il dominio di Ferdinando I d’Aragona tanto che nel 1482 lo cedette ad Alfonso Sancez.

Questa famiglia lo mantenne fino all’anno 1506, poiché dopo venne poi ceduto a Ludovico Abenavoli, uno dei tredici cavalieri della Disfida di Barletta.

Volendo fare un salto indietro, con il sostegno storico del professore Luigi Sclapari, si può affermare che nel 1499, Ludovico Abenavoli, figlio di Troilo e nipote di Bernardino, riceveva già dal padre il feudo di San Lorenzo in provincia di Reggio Calabria e proprio forte di questo titolo si recò a  Napoli per omaggiare il gran capitano spagnolo Consalvo da Cordova ponendosi al suo servizio.

Ludovico, quindi già aveva interessi in Calabria e forse mai pensava che il vicino Montebello potesse diventare suo. Cavaliere e barone, valoroso combattente riuscì a lasciare un grande segno nella storia distinguendosi nella disfida di Barletta. L’undici novembre del 1500 Luigi XII di Francia e Ferdinando I di Aragona firmarono il Trattato di Granada col quale si accordarono sulla spartizione del Regno di Napoli in parti uguali.

Poi, nel 1502 francesi e spagnoli si scontrarono. I primi venivano comandati da Louis d’Armagnac mentre i secondi da Consalvo di Cordova.

Il 13 febbraio del 1503 e nel freddo della piana tra Corato ed Andria, nel territorio di Trani, francesi e spagnoli o meglio italiani sotto la bandiera francese ed italiani sotto la bandiera spagnola scendevano in campo. Questa era la disfida di Barletta in cui 13 cavalieri spagnoli e francesi si scontravano.

Ludovico Abenavoli combatteva nelle fila degli italiani filo-spagnoli comandati da Ettore Fieramosca.

Il duello avvenne in un’area recintata dai giudici delle due parti. Le due formazioni di cavalieri si disposero su due file ordinate, contrapposte l’una all’altra, per poi caricarsi vicendevolmente.

Il primo scontro non causò gravi danni alle parti e mentre gli italiani – spagnoli  mantennero la posizione salda, i francesi sembrarono leggermente disorganizzati.

Due italiani finirono disarcionati, ma una volta rialzatisi cominciarono ad ammazzare i cavalli dei francesi, costringendoli a piedi.

Tra i valorosi cavalieri italiani Ludovico Abenavolo, barone di San Lorenzo in provincia di Reggio Calabria, molto si distinse tanto da diventare poi barone di Montebello Jonico.

Ludovico, giovane di 37 anni, portò onore alle armi e al suo Re Ferdinando I,  rispondendo con forza al Re di Francia Luigi XII.

Così oltre al premio stabilito gli venne consegnato anche un feudo in Basilicata, feudo però già occupato dalla famiglia dei nobili di Sanseverino.

In cambio gli fu data una rendita annua di 150 ducati sulla pubblica gabella del vino di Napoli finchè non si fosse liberato un altro feudo.

Ludovico Abenavolo ha dovuto attendere quattro anni. Nel 1507 il feudo di Montebello Jonico, vicino a quello già in suo possesso di San Lorenzo, venne dichiarato libero e subito concesso al nobile che vinse la disfida di Barletta. Ludovico non perse tempo e nello stesso anno giunse a Montebello Jonico. Da questo Ludovico discende Bernardino Abenavoli del Franco, noto per la strage degli Alberti di Pentidattilo. Alcuni lo pensano autore della stessa altri invece vittima, perché per amore e solo per amore si recò a Pentidattilo per “rapire” Antonia che già aveva risposto favorevolmente a questa proposta.

Lui già era diretto verso Montebello assieme alla sua Antonia e nulla poteva sapere di ciò che stava accadendo fra le mura del castello. Altri forse sono gli autori di quella strage o forse tutto è sintesi di un incidente avvenuto dentro quella fortezza dove qualche giovane soldato o più soldati hanno fatto prevalere la “bravata” sul senso vero di responsabilità.

Il feudo nel 1528 andò a finire a Carlo V che lo vendette, nel 1531 Paolo Ruffo, conte di Sinopoli per un prezzo concordato di cinquemila ducati.

Messina, separata dallo stretto da Reggio, era terra assai vicina per ignorare i beni che si trovavano nel continente e così Giovanni Faraone da Messina nel 1549 giunse a Montebello ma solo per un anno perché nel 1550 il feudo andò a finire ai Guerrera fino al 1584 per poi passare a Giovan Francesco da Ponte.

Dopo quattro anni, nel 1588 Montebello Jonico ritornò alla famiglia degli Abenavoli che lo governarono fino al 1686.

Dopo di questa data il paese venne gestito da Nicola Lavagna per circa tredici anni.

Successivamente, il feudo passò a Paolo Barone e nel 1757 venne venduto a Francesco Antonio Piromalli per 55 mila ducati. Fu questa famiglia a gestire le sorti del paese fino all’eversione della feudalità. Montebello ha conosciuto momenti di splendore e di ricchezza ma anche di rovina come è il caso del terremoto del 1783 che provocò molti danni al paese, capace di risollevarsi con quanto inviato da diverse parti d’Italia. Con questo gli abitanti riuscirono a ricostruirlo. Intanto si avvicinava il momento in cui la terra dell’antica Grecia doveva uscire dal mondo feudale per entrare in quello comunale.

Nel 1807, l’ordinamento amministrativo dei francesi, indicò Montebello quale Luogo del Governo di Melito.
Nel 1811 Montebello diventava Comune. Nel 1816 furono gli furono aggregati le terre di Fossato e di Saline.

Così al posto della storia dei feudatari inizia la storia dei sindaci che da quella data ad oggi hanno cercato di portare avanti le sorti del paese lasciando segni positivi in alcuni casi e segni indifferenti in altri.

Da qui, forse,  la valida riflessione che il tempo ci è stato donato al fine di scolpire nella storia dell’umanità piccole ma significative opere d’arte nella vita di ogni giorno.

Vincenzo Malacrinò

 

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