AL PORTO DI SALINE DI MONTEBELLO JONICO MILIONI DI EURO BUTTATI A MARE
Montebello Jonico - Che ne sarà del porto di Saline Joniche? Da anni se ne parla come struttura imprescindibile per un rilancio in chiave turistica del comprensorio grecanico, ma da altrettanti anni la piena fruibilità dello scalo portuale salinese appare sempre più come un miraggio. Con evidente pregiudizio per le aziende ittiche e i nuclei di pescatori locali che, a causa del perenne insabbiamento dell’imboccatura, sono impossibilitati a svolgere le loro attività.
Si susseguono le promesse di sovvenzioni, i tavoli tecnici, i protocolli d’intesa e i proclami trionfalistici dei vari politici di turno ma, concretamente, al di la di qualche intervento tampone dalla durata effimera, il porto, da oltre un decennio, si presenta sempre allo stesso modo: desolatamente insabbiato.
Basta ripercorrere l’iter dell’ultimo quinquennio fra finanziamenti promessi o realmente stanziati per rendersi conto dello sperpero di denaro pubblico in atto. Febbraio 2009: la Provincia destina 620 mila euro per l’apertura di un varco e la messa in sicurezza delle banchine;
febbraio 2011: la Giunta regionale delibera 1 milione e 200 mila euro per il miglioramento logistico e funzionale del porto, definendolo un primo passo verso la sistemazione definitiva e il rilancio in grande stile della struttura (fu il governatore Giuseppe Scopelliti in persona a ufficializzare il finanziamento a marzo nel corso della presentazione dei Pisl a Palazzo Campanella);
aprile 2011: Provincia, Comune di Montebello e Università Mediterranea siglano un protocollo d’intesa per la realizzazione di un sistema di by-pass finalizzato alla rimozione delle sabbie di ostruzione dell’imboccatura, al mantenimento del sistema di dragaggio e al ripristino della profondità dei fondali, annunciando 500 mila euro immediatamente utilizzabili;
giugno 2011: la Regione, tramite il Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici, stanzia 60 mila euro per l’apertura di un varco;
dicembre 2011: stavolta è la Provincia che destina 20 mila euro per l’apertura dell’ennesimo varco che, per l’ennesima volta, alla prima mareggiata si chiude;
giugno 2012: sempre la Provincia acquista un pontone per aspirare la sabbia e liberare l’imboccatura, ma la sofisticata macchina, costata ben 250 mila euro, funziona solo per un mese e il varco si richiude inesorabilmente dopo poche settimane, costringendo i pescatori, sempre più disperati e inferociti, ad intervenire personalmente a spalare la sabbia per liberare le imbarcazioni intrappolate all’interno della struttura;
ottobre 2012: la Regione, tramite l’assessorato ai Lavori pubblici, concede 700 mila euro per la realizzazione dei lavori relativi al miglioramento e alla fruibilità del porto;
gennaio 2013: viene siglato a palazzo Foti un accordo di programma tra la Provincia e il Comune di Montebello con l’obiettivo di migliorare e rendere finalmente fruibile la struttura. Il tutto per 1 milione di euro cofinanziati da Regione (700 mila euro), Provincia (250 mila euro) e Comune (50 mila euro).
A fronte di tutto ciò, l’unica certezza è che oggi il porto continua a rimanere inutilizzabile. Quando si interverrà seriamente per riportarlo ai fasti di un tempo? È l’interrogativo ricorrente che i cittadini del comprensorio si pongono speranzosi. Bisogna agire e bisogna farlo in fretta, anche per motivazioni di carattere igienico/sanitarie. L’acqua all’interno del bacino portuale, infatti, non avendo possibilità di ricambio, sta assumendo una colorazione verdastra e maleodorante. La stagnazione dell’acqua ha ormai trasformato il porto in una palude dove trovano il naturale habitat mosche e zanzare, pronte a moltiplicarsi con l’arrivo della stagione estiva e il conseguente innalzamento delle temperature. Senza dimenticare i cumuli di detriti che galleggiano nell’acqua.
Con il Comune fresco di scioglimento per mafia, i tempi di intervento sono destinati inevitabilmente a procrastinarsi. Ai commissari che stanno per insediarsi nel palazzo municipale di via Portovegno l’arduo compito di disbrigare questa complicatissima matassa chiamata porto.
Federico Strati
tratto da: “Gazzetta del Sud”