IN SVIZZERA SI CHIEDE L’AZZERAMENTO DEL PROGETTO SULLA CENTRALE A CARBONE
Montebello Jonico – “Il dott. Bocchiola, amministratore delegato della SEI-Repower, e l’ing. Poggiali, project manager della centrale a carbone, per la loro responsabilità oggettiva nell’aver trascinato la società in questa vergognosa vicenda, rassegnino le loro dimissioni”.
Queste le parole dure di Paolo Catanoso, azionista della Repower, affermate con convinzione il 15 Maggio, durante la riunione annuale degli azionisti, che si è tenuta a Poschiavo in Svizzera.
Catanoso, sedendo con pari dignità nella sala selle conferenze della società che vorrebbe costruire la centrale a carbone a Saline di Montebello Jonico, ha trasferito il “no” convinto della gente verso il progetto, chiedendo l’azzeramento del progetto.
“Pretendo che il progetto venga immediatamente annullato, ha detto, e che i vertici della Repower chiedano scusa agli azionisti, e soprattutto al popolo calabrese, alla gente onesta che ogni giorno combatte per lo sviluppo della propria terra e che non scende mai a compromessi con la ‘ndrangheta!”.
Paolo Catanoso che per il secondo anno rappresenta, dentro le mura della Repower, il Coordinamento delle Associazioni – Area Grecanica “No al carbone” ha trasferito alla gremita sala di azionisti le parole del Procuratore Antimafia Nicola Gratteri in merito alle ultime vicende che hanno interessato i fenomeni di ‘ndrangheta e politica sul territorio: “Per quello che è emerso dalle intercettazioni la ‘ndrangheta […] è d’accordo con la costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche”.
All’esponente del “no carbone” non è sfuggito neppure di sottoporre all’attenzione dei presenti il passaggio che si legge nella relazione del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, in merito allo scioglimento del comune di Melito di Porto Salvo dove viene specificato che ” il […] consulente […] aveva già stretto contatti ed ottenuto il preventivo assenso del locale sodalizio criminale sulla possibilità di realizzare l’investimento.”
Parole ascoltate con interesse dagli altri azionisti e dal Consiglio di Amministrazione che hanno fatto discutere non poco sull’opportunità della realizzazione del progetto.
D’altro canto per gli svizzeri non è stato un piacere comprendere che il nome della Repower sia accostato a quello della ‘ndrangheta.
Quanto affermato da Paolo Catanoso, è stato subito tradotto in tedesco e distribuito ai presenti i quali nell’apprezzare molto questa informazione si sono congratulati con il giovane calabrese.
Diversi sono stati gli azionisti che hanno mosso critiche al progetto anche se i vertici hanno continuato ad affermare di aver operato in modo congruo contestando responsabilità e coinvolgimenti così come spiegato da Eduard Rikli, amministratore delegato della Repower.
Nonostante ciò, altri hanno aderito al disappunto e le perplessità di Catanoso diventando molto critici sull’opportunità dell’investimento.
Catanoso dopo aver affermato pubblicamente che “il comportamento della SEI-Repower in Calabria è vergognoso” ha posto tre domande e nello specifico: Dottor Rikli, Lei era a conoscenza di quello che stava succedendo in Calabria? Ed ancora: la Repower ha dato il suo placet affinché venisse chiesto alla ‘ndrangheta il permesso di costruire la centrale a carbone a Saline Joniche, coinvolgendo così la criminalità organizzata nel progetto? E per concludere: Cosa intende fare il consiglio d’amministrazione a seguito di questi fatti sconcertanti?
La Repower, ha precisato Catanoso a chiusura del suo intervento, deve rimanere in Calabria investendo in progetti puliti e compatibili con le vocazioni del territorio, e deve scegliere come interlocutori le istituzioni e i cittadini onesti, non la ‘ndrangheta e i suoi collaboratori.
Il Coordinamento del “no carbone” specifica di non fermarsi nella sua giusta lotta civile e di continuare a sfidare la potente lobbie dell’energia, “osteggiando questo scellerato progetto agendo sempre nell’alveo della legalità e della trasparenza come fino ad ora è stato sempre fatto”.
Vincenzo Malacrinò