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IL SENATORE SCILIPOTI “SPEGNE” LA CENTRALE A CARBONE

16 marzo 2014 Nessun Commento

Montebello Jonico – “Le centrali a carbone non solo andrebbero chiuse ma neppure pensate”. Questa l’affermazione convinta e determinata del senatore Domenico Scilipoti di Forza Italia in merito a quella che si vorrebbe costruire a Saline di Montebello Jonico dopo aver appreso le motivazioni che hanno portato al sequestro dell’impianto a carbone in funzione a Vado Ligure.

Per Scilipoti non vi sono mezze misure e tutto ciò che compromette la salute e la vita umana va cancellato sul nascere.

I morti di Vado Ligure, così come i malati a causa della centrale devono fare riflettere la politica o meglio, come lo stesso senatore afferma, “chi dal popolo è stato eletto come rappresentante”.

Poi il tono di Scilipoti si alza quando afferma che “la vita umana non ha prezzo;  tutti sappiamo i danni derivanti da un impianto a carbone, persino di quelli che vengono definiti sicuri e all’avanguardia”.

“Lo Spirito Santo ci illumini”, ha detto il Senatore, perché si possiamo sempre operare per il bene comune.

Scilipoti non ha esitato a sottolineare la necessità da parte della classe dirigente ad essere chiara e priva di ambiguità o ipocrisia. Spesso, infatti, sul tema centrale sono affiorati i “no”, i “si” e poi “ni”.

Tuttavia la Regione ha detto “no”, i Comuni confermato il “no” e la Provincia all’epoca aveva fatto altrettanto. Ultimamente, quest’ultima, però, alla conferenza dei servizi relativa alla richiesta di concessione demaniale da parte della Sei, svoltasi il 4 marzo, ha dato parere favorevole. Qualcosa è cambiato e la gente vuole sapere quali sono state le motivazioni di tale svolta.

Per Scilipoti discutere di centrale a carbone significa parlare di un tema obsoleto se si considera che “il mondo intero ci chiede di eliminare queste centrali e di orientarci verso sistemi alternativi”.

Tra l’altro, sottolinea, persino Barack Obama ha affrontato il problema in prima persona evidenziando le fonti rinnovabili quale alternativa.

Poi emergono i pungenti interrogativi del senatore: “ma è conveniente che una Regione turistica come la Calabria, con un piano energetico che vieta l’uso del fossile, annoveri una centrale a carbone? Lo sviluppo naturale della Calabria ci porta dalla parte diametralmente opposta”.

Poi l’invito alla riflessione: “Ci siamo chiesti cosa accadrà tra 10 o 20 anni? Che fine faranno i prodotti agro-alimentari, le colture, il pescato, il mare, il turismo e l’ambiente?”

Inutile nascondersi dietro il dito “la costruzione di una simile opera determinerà la fine dello sviluppo turistico della Calabria introducendo nella stessa la nota stonata dell’industrializzazione che nulla ha a che vedere con le valenze del territorio, né con la storia o con la cultura del luogo”.

Questo, ad avviso di Scilipoti è un problema che bisogna evidenziare così come è necessario porsi un altro grande interrogativo: “che fine faranno le piccole e medie imprese?” ed ancora “chi comprerà l’olio dell’area grecanica e gli altri prodotti?, chi sceglierà questi luoghi quale meta turistica? Ed il bergamotto, che nonostante la vastità del globo terrestre riesce a fruttificare solo in un tratto della fascia Jonica?”. Potrebbe essere questa rarità, opportunamente valorizzato, l’oro verde della Calabria.

Ed invece si rincorrono i pochi posti di lavoro offerti dal carbone senza considerare quelli che quelli persi risulterebbero essere più del triplo senza contare, sottolinea il senatore, i danni alla salute che non hanno prezzo e “se si considera Vado Ligure non sono pochi”.

Per Scilipoti la Calabria verrebbe violentata attraverso l’imposizione di un’opera non voluta dal territorio e dalla vocazione naturale della Regione.

Alla gente, dice Scilipoti, prima di proporre false proposte di lavoro bisognerebbe parlare dei rischi e dei pericoli insiti in una centrale a carbone. In questa terra, conclude il senatore, non c’è bisogno di cattedrali nel deserto ma di un vero risveglio dei calabresi. Questo il solo modo per far si che le centrali a carbone non vengano pensate.

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

 

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