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MARTINA CERCA DI CAPIRE LE CELLULE

1 novembre 2021 Nessun Commento

REGGIO STORIE: SPECIALE GAZZETTA DEL SUD

Usa le cellule di insetti per ottenere proteine mentre accarezza il sogno di scoprire un meccanismo che permette di sconfiggere il cancro.

Ogni mattina Martina Gatto percorre venti minuti di strada a piedi prima di arrivare al Wistar Institute, un centro sperimentale per la ricerca oncologica.

Il tempo giusto per ricordare Reggio Calabria, luogo da cui è partita ed il mare che tanto le manca. Poi, varcata la porta dell’Istituto non c’è per nessuno e si immerge tra provette e cellule fino a tardi. A volte scocca persino la mezzanotte.

“Amo tanto ciò che faccio, dice, e per questo motivo il tempo si ferma nel momento in cui indosso il camice”.

Poi continua: “volevo fare il medico, mi piaceva la ginecologia ma il test per entrare in medicina non è andato bene. Così, per ripiego mi sono iscritta in biologia. Giusto il tempo di parcheggiarmi un anno per poi ritentare il test ed invece ho iniziato ad amare la biologia”.

Martina, in quel “parcheggio” ha trovato la sua strada.

“Ho continuato a studiare con passione a Messina. Volevo fare la nutrizionista. Al terzo anno ho conosciuto la professoressa Maria Rosa Felice che insegna biologia molecolare. Una disciplina che non avevo mai considerato nella mia vita e che lei, invece, mi ha fatto amare”.

Dopo la triennale a Messina spicca il volo verso Bologna dove conosce il professore Giovanni Perini che studia il neuroblastoma “una delle persone più colte e preparate che io abbia mai conosciuto, dice Martina,  un uomo che trasmette amore e passione per la vita”.

Proprio Perini invita Martina a svolgere l’anno della tesi in America, a Filadelfia, dal professore Alessandro Gardini, originario di Bologna. “Sarà l’esperienza più forte della tua vita. Ti cambierà ”. Con queste parole Perini la invia al Wistar Institute un centro  per la ricerca oncologica dove Martina  lavora per la tesi magistrale.

“Mi sono innamorata dell’America e del mio laboratorio nonostante la pandemia scoppiata dopo pochi mesi. Sono rimasta sola con altri due studenti ad affrontare ogni cosa ma è stato un percorso sublime”.

Poi torna in Italia si laurea con 110 e lode discutendo la tesi sui meccanismi di trascrizione genica.

Successivamente giunge la grande proposta: tornare in America per il dottorato. Martina dice sì ma prima deve promettere a papà Angelo e a mamma Maria Letizia che ritornerà appena conclusi i tre anni di studio. Abbraccia tutti, stringe il fratello Francesco e parte.

A Filadelfia l’aspetta il prof. Alessandro Gardini, che “è una persona speciale, capace di guardare molto lontano e che invita, attraverso l’entusiasmo, ad andare oltre per vivere la ricerca con passione”.

Gardini consegna a Martina una progetto: studiare l’interazione tra integrator e fostatasi PP2A. Si tratta di una sorta di “bottone” che permette di controllare l’attività dell’RNA polimerasi.

In poche parole, dice la dottoressa Gatto, l’RNA polimerasi permette la trascrizione del DNA andando a definire quali geni si devono attivare per formare o meno determinate proteine.

L’integrator  rappresenta un ponte tra Fosfatasi e RNA polimerasi. Martina cerca di capire quando questa interazione si verifica e quali sono i meccanismi che intervengono.

Qui, afferma, non mi annoio tra provette, cellule, DNA, proteine ed amminoacidi. Verifico la qualità dei prodotti ed i meccanismi di sintesi. Spesso, prosegue, “il cancro si verifica quando ci sono sconvolgimenti cellulari a livello di geni e per questo spero sempre di imbattermi in qualche nuova pista capace di dare un contributo alla scienza nel campo oncologico”.

Vincenzo Malacrinò

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