GLI ESPERTI AFFERMANO CHE L’OPERA IMPATTA CON L’AMBIENTE
15 agosto 2008
Un Commento
Il professore Vincenzo Piccione dell’Università di Catania, nel corso del consiglio comunale aperto, ha nmesso in evidenza alcune carenze del progetto sulla centrale a carbone
Una relazione ricca di contenuti, quella che il prof. Vincenzo Piccione, docente di Valutazione di Impatto Ambientale presso l’Università di Catania, ha rassegnato al primo cittadino del Comune di Montebello Jonico Loris Maria Nisi.
L’esperto ha evidenziato le principali carenze presenti all’interno del progetto della SEI. In modo particolare l’esperto ha evidenziato l’assenza di due valutazioni di incidenza relative ai SIC “Saline Ioniche” e “Fondali da Punta Pezza a Capo dell’Armi”.
“Questa carenza non è cosa di poco conto, ha affermato Piccione, poiché anche se l’informativa sui SIC è riportata nella valutazione di impatto ambientale, manca la procedura.”
Particolare attenzione è stata posta dai proff.ri Vincenzo Piccione e Giorgio Sabella nonché da tutta l’equipe che gratuitamente hanno fornito le indicazioni al sindaco, all’aspetto biologico ed ecologico del sistema.
“I posidonieti e gli habitat marini non sono da trascurare, poiché, ha affermato Piccione, saranno costretti a convivere con 4 milioni di m3 di acqua di raffreddamento al giorno che verrà immessa in mare. Piccione, nella sua relazione, evidenzia come il piano energetico regionale non prevede l’istituzione di centrali a Carbone e come ci sia un esubero del 42% di energia.
“I posidonieti e gli habitat marini non sono da trascurare, poiché, ha affermato Piccione, saranno costretti a convivere con 4 milioni di m3 di acqua di raffreddamento al giorno che verrà immessa in mare. Piccione, nella sua relazione, evidenzia come il piano energetico regionale non prevede l’istituzione di centrali a Carbone e come ci sia un esubero del 42% di energia.
Grande attenzione è stata posta anche agli aspetti ambientali legati alle emissioni. Nella relazione, viene evidenziato che “verranno immessi in atmosfera elementi inquinanti quali CO2, CO, NO2, SO2, metalli pesanti e polveri – tutti rilevanti in valore assoluto.
Passando ai dati, Piccione enuncia i numeri frontalmente: 7.600.000 t/anno di anidride carbonica, 4.360 di CO t/anno, 3.000 t/anno di NO2 , 3.000 t/anno di SO2 ed ancora una produzione annua di 4.600 t di acido solforico e metalli pesanti.
Tra l’altro, prosegue Piccione, le condizioni atmosferiche non assicurano l’impossibilità di ricadute degli inquinanti sul territorio circostante e, in modo particolare, nelle aree abitate.
Pertanto, i centri sarebbero a rischio e nello specifico quelli che insistono nell’area di influenza della centrale.
Altra preoccupazione è legata alla tipologia del carbone. “Non vi è certezza, ha affermato l’esperto, che la centrale si approvvigioni sempre con carbone a basso tenore di zolfo (2.500.000 t/anno).
In ogni caso “bisognerà smaltire 70-80.000 t/anno di gesso con movimentazione di 30-40.000 t/anno di calce”.
Nello studio d’Impatto Ambientale “non appaiono sufficientemente approfondite né le cause di degrado ambientale né le previsioni sugli effetti dell’esercizio dell’impianto”. Nello specifico, afferma il Piccione, “non vengono specificati i tempi per la realizzazione dell’impianto per il sequestro della CO2 ed ancora non viene evidenziato l’impatto derivante dalla stessa così come neppure i costi che potrebbero rendere l’opera svantaggiosa”.
Piccione, inoltre, ha suggerito al Comune di dotarsi di esperti per valutare i danni alle colture, all’agricoltura, alla pesca, al turismo, alla pastorizia ed ai vari comparti economici.
Il prof. Piccione, entrando nel merito dei rifiuti afferma che manca un progetto di gestione delle scorie così come la destinazione delle ceneri e dei gessi di desolforazione in quanto si fa soltanto cenno ad una generica “disponibilità manifestata con dichiarazione di interesse da parte di una società”.
Il fisico facente parte del gruppo evidenzia anche l’assenza della quantificazione dell’impatto radiologico derivante dai radionuclidi contenuti nel carbone e nelle ceneri di combustione.
Vengono evidenziate le carenze di valutazione degli scenari derivanti dal movimento delle navi carbonifere nonché la valutazione dell’alterazione dell’habitat marino.
Il prof. Piccione, entrando nel merito dei rifiuti afferma che manca un progetto di gestione delle scorie così come la destinazione delle ceneri e dei gessi di desolforazione in quanto si fa soltanto cenno ad una generica “disponibilità manifestata con dichiarazione di interesse da parte di una società”.
Il fisico facente parte del gruppo evidenzia anche l’assenza della quantificazione dell’impatto radiologico derivante dai radionuclidi contenuti nel carbone e nelle ceneri di combustione.
Vengono evidenziate le carenze di valutazione degli scenari derivanti dal movimento delle navi carbonifere nonché la valutazione dell’alterazione dell’habitat marino.
Inoltre “non è riportata la valutazione dell’impatto derivante dalla produzione e manipolazione di sostanze volatili quali, ad esempio, i 7.200.000 t/anno di urea.”
La relazione paesaggistica è stata ridimensionata dagli esperti così è stato come additato il termine “potrebbe”, più volte riportato dalla Società in quanto, afferma Piccione, questo non dà garanzia.
Infine l’esperto conclude affermando che non è stato previsto un osservatorio ambientale indipendente.
Vincenzo Malacrinò
agosto 19th, 2008 at 09:51
Mi sorge una domanda spontanea:
Come mai Hera, Multiutility Emiliano Romagnola che e’ parte attiva della societa’ SEI, non ha pensato all’installazione di una centrale a Carbone magari vicino a Mirabilandia o qualche altro polo turistico della riviera?
A chi legge l’ardua sentenza