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LA LUNGA STORIA DELL’AFFRESCO DI S. ANASTASIO

18 settembre 2009 Nessun Commento
La storia dell’affresco di S. Anastasio non è certamente riferita al 2008. se così fosse tutto sarebbe normale con i tempi. Va specificato che si tratta non di un solo affresco ma di due. Uno però quasi cancellato dal tempo.
Le radici di questa lunga vicenda affondano negli anni ’80, quando il prof. Domenico Minuto ha scoperto e censito il bene per poi racchiuderlo all’interno di una pubblicazione.
Non si sa se dopo questa data sono state fatte segnalazioni alle autorità competenti. Una cosa è certa lo storico Luigi Sclapari, nel 1995 scriveva alla commissione Cultura presieduta da Vittorio Sgarbi, all’architetto Roberto Cecchi della Soprintendenza di Cosenza, al sindaco di Montebello Nicola Briguglio e all’assessore alla Cultura Ugo Suraci.
La Soprintendenza dopo tre mesi, a gennaio del 1996, risponde con una articolata lettera a firma della dott.ssa Maria Teresa Sorrenti.
In questa relazione viene descritto il sito ed evidenziata l’importanza così come la data di origine che secondo gli esperti del Ministero si aggirerebbe intorno all’XI secolo.
Secondo Minito, invece intorno al IX secolo.
Nonostante le lettere e la dichiarazione di “bene di interesse particolarmente importante” da parte del Ministero l’affresco o meglio gli affreschi sono lì ad aspettare.
Eppure qualcosa non funziona. Esaminando le lettere tutte sono tese verso la soluzione del problema ed invece quel bene risalente al IX – XI secolo si trova in condizioni veramente drammatiche.
Al verbale di sopralluogo della Sorrenti segue la relazione storico – artistica a firma della stessa e del Soprintendente Reggente Giorgio Geraudo.
In questa relazione si ipotizza che le pareti potessero essere affrescate “dal momento che tracce di colore azzurro sono tuttora visibili nel muro settentrionale”.
Gli affreschi vengono definiti “di buona fattura” databili all’XI secolo e tali da costituire “un’interessante testimonianza artistica di cultura bizantina”.
Nella relazione si protendeva non tanto al recupero quanto al distacco dell’affresco.
A tal proposito il dott. Antonino Zema, aveva ribadito che è necessario recuperare l’opera sul sito perché Montebello non perda i propri beni e le proprie memorie storiche. Sempre Zema si era interessato perché i lavori potessero iniziare interloquendo con la Soprintendenza e con chi ha responsabilità in merito.
Successivamente, per tornare alle note storiche, l’allora sindaco Briguglio nel 1996 invia la comunicazione dei dati catastali alla Soprintendenza e sempre nello stesso anno il Ministero per i beni Culturali ed Ambientali decreta l’immobile di “interesse particolarmente importante ai sensi degli artt. 1 e 3 della legge 1 giugno 1939, n. 1089”.
Così il bene “viene sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nella Legge stessa”.
Tutto avvenuto velocemente in un anno e poi tutto fermo per anni Questa cronistoria ricostruita dentro il volume dal titolo “grecità di Montebello Jonico” di Luigi Sclapari aiuta a ripercorrere in modo preciso tutto l’iter.
Un volume che da lustro a Montebello e alla sua storia, purtroppo non valorizzato dalle istituzioni.
Così, dopo la donazione del bene da parte del sig. Crea al Comune con l’allora sindaco Loris Maria Nisi e dopo le sue innumerevoli lettere inviate in tutte le direzioni, il bene è sempre allo stesso posto, scolorito più di prima e con la cupola crepata al suo centro e per tutto il raggio.
Questa la storia di un bene millenario che passa nel lungo tunnel della burocrazia e che rischia di perdersi proprio nell’era della modernità.

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”
NELLE FOTO:
1) L’AFFRESCO RAFFIGURANTE S. ANASTASIO,
2) I RESTI DELLA CHIESETTA
3) IL PROF. DOMENICO MINUTO
4) IL PROF. LUIGI SCLAPARI

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