MARIA GRAZIA SCLAPARI TRATTA IL TEMA DEL RITO GRECO-BIZANTINO
6 agosto 2010
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La Chiesa orientale di rito greco-bizantino in Calabria è stata oggetto di una tesi di laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi “Bicocca” di Milano.
A studiare nel dettaglio gli aspetti di questo importante momento è stata Maria Grazia Sclapari, calabrese, originaria di Montebello Jonico e figlia dello storico Luigi Sclapari, da sempre impegnato su temi attinenti verità storiche attraverso studi che hanno portato lo stesso Montebello Jonico ad essere inserito nell’area grecanica.
E la figlia ha seguito le orme del padre studiando aspetti peculiari della Chiesa orientale che di rito greco-bizantino in Calabria, ortodossa nel rito e cattolica nella dottrina.
Soddisfatto di questa tesi di laurea il professore di diritto canonico Matteo Lugli dal momento che la neo dottoressa ha presentato un vero e proprio volume su secoli importanti per la storia del tempo passato e presente se maggiormente conosciuta.
“La Chiesa di rito greco-bizantino in Clabria. Aspetti storici, ecclesiologici e canonici”. Dentro questo titolo sono racchiusi studi, ricerche, attività e riflessioni che hanno portato la neodottoressa Sclapari a cimentarsi dentro una storia non sua e in contesti sconosciuti a molti.
Da qui l’alto significato della ricerca che diviene tale solo quando viene svolto con passione.
La Chiesa orientale rito greco-bizantino viveva in piena comunione ecclesiale con la Santa Sede. Si trattava di una Chiesa ricca di spiritualità e colma di grandi valori.
Si tratta di una Chiesa ancora viva, così come ampiamente documentato dalla Sclapari, dal momento che proprio in Calabria e precisamente a Lungo in provincia di Cosenza ancora oggi è presente l’Eparchia degli italo-greco-albanesi dell’Italia continentale.
Si tratta di preti che vivono la spiritualità di un tempo in sintonia con la Santa Sede. Un vivere straordinario giorno dopo giorno tramandato sin dal VII secolo ossia nel momento in cui vi fu la presenza del dominio bizantino in Calabria.
Il rito greco-bizantino in Calabria si è mantenuto anche per il forte attaccamento alla tradizione religiosa da parte degli Arbereshe, così come documentato nella tesi della Sclapari, e nel momento in cui era Papa Benedetto XV venne costituita l’attuale Eparchia di Lungro. Solo in questo modo, di fatto gli italo-albanesi si poterono costituire in comunità di fedeli cristiani di rito greco-bizantino, con una propria gerarchia ecclesiastica e con i propri presbiteri.Da allora, al Chiesa di rito greco-bizantino in Calabria ha preso sempre più una nuova configurazione ecclesiologica e canonica attraverso tre tappe fondamentali: la prima quella della celebrazione del Primo Sinodo Intereparchiale di Grottaferrata (1940); la seconda, l’indizione del Concilio Vaticano II che con le sue riforme si aprì all’ecumenismo e diede una nuova linea ecclesiologica; la terza, a promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium (Codice comune a tutte le Chiese orientali cattoliche) del 1990, ad opera di Giovanni Paolo II.
La Chiesa di rito greco-bizantino presenta alcune peculiarità rispetto a quella latina come la possibilità del matrimonio per i preti che lo desiderano. Ciò deve avvenire, però, prima dell’ordinazione sacerdotale. Questi presbiteri non potranno diventare vescovi.
Oggi a Lungro, questa Chiesa contribuisce efficacemente così come affermato dalla neo dottoressa Maria Grazia Sclapari a “far respirare la Chiesa in Calabria con i suoi due polmoni:quello orientale e quello occidentale”, e rappresenta la prova vivente di come si possa vivere in piena comunione ecclesiale con la Santa Sede, pur esprimendo nel rito, la vicinanza alla Chiesa Ortodossa d’Oriente. Inoltre come evidenziato nella tesi “i sacerdoti greci dell’Eparchia di Lungro oggi, non soddisfano solo i bisogni spirituali dei cristiani di rito greco – bizantino ma contribuiscono a coltivare, con la loro attività pastorale,la spiritualità bizantina presente in diversi centri grecanici della Calabria australe, come Montebello Jonico, Bova e Reggio C., dove periodicamente vengono celebrate S. Messe in rito bizantino”. Ciò accade anche grazie alla disponibilità del Vescovo Metropolita di Reggio e dei parroci nonché dalla visione ecumenica.
A studiare nel dettaglio gli aspetti di questo importante momento è stata Maria Grazia Sclapari, calabrese, originaria di Montebello Jonico e figlia dello storico Luigi Sclapari, da sempre impegnato su temi attinenti verità storiche attraverso studi che hanno portato lo stesso Montebello Jonico ad essere inserito nell’area grecanica.
E la figlia ha seguito le orme del padre studiando aspetti peculiari della Chiesa orientale che di rito greco-bizantino in Calabria, ortodossa nel rito e cattolica nella dottrina.
Soddisfatto di questa tesi di laurea il professore di diritto canonico Matteo Lugli dal momento che la neo dottoressa ha presentato un vero e proprio volume su secoli importanti per la storia del tempo passato e presente se maggiormente conosciuta.
“La Chiesa di rito greco-bizantino in Clabria. Aspetti storici, ecclesiologici e canonici”. Dentro questo titolo sono racchiusi studi, ricerche, attività e riflessioni che hanno portato la neodottoressa Sclapari a cimentarsi dentro una storia non sua e in contesti sconosciuti a molti.
Da qui l’alto significato della ricerca che diviene tale solo quando viene svolto con passione.
La Chiesa orientale rito greco-bizantino viveva in piena comunione ecclesiale con la Santa Sede. Si trattava di una Chiesa ricca di spiritualità e colma di grandi valori.
Si tratta di una Chiesa ancora viva, così come ampiamente documentato dalla Sclapari, dal momento che proprio in Calabria e precisamente a Lungo in provincia di Cosenza ancora oggi è presente l’Eparchia degli italo-greco-albanesi dell’Italia continentale.
Si tratta di preti che vivono la spiritualità di un tempo in sintonia con la Santa Sede. Un vivere straordinario giorno dopo giorno tramandato sin dal VII secolo ossia nel momento in cui vi fu la presenza del dominio bizantino in Calabria.
Il rito greco-bizantino in Calabria si è mantenuto anche per il forte attaccamento alla tradizione religiosa da parte degli Arbereshe, così come documentato nella tesi della Sclapari, e nel momento in cui era Papa Benedetto XV venne costituita l’attuale Eparchia di Lungro. Solo in questo modo, di fatto gli italo-albanesi si poterono costituire in comunità di fedeli cristiani di rito greco-bizantino, con una propria gerarchia ecclesiastica e con i propri presbiteri.Da allora, al Chiesa di rito greco-bizantino in Calabria ha preso sempre più una nuova configurazione ecclesiologica e canonica attraverso tre tappe fondamentali: la prima quella della celebrazione del Primo Sinodo Intereparchiale di Grottaferrata (1940); la seconda, l’indizione del Concilio Vaticano II che con le sue riforme si aprì all’ecumenismo e diede una nuova linea ecclesiologica; la terza, a promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium (Codice comune a tutte le Chiese orientali cattoliche) del 1990, ad opera di Giovanni Paolo II.
La Chiesa di rito greco-bizantino presenta alcune peculiarità rispetto a quella latina come la possibilità del matrimonio per i preti che lo desiderano. Ciò deve avvenire, però, prima dell’ordinazione sacerdotale. Questi presbiteri non potranno diventare vescovi.
Oggi a Lungro, questa Chiesa contribuisce efficacemente così come affermato dalla neo dottoressa Maria Grazia Sclapari a “far respirare la Chiesa in Calabria con i suoi due polmoni:quello orientale e quello occidentale”, e rappresenta la prova vivente di come si possa vivere in piena comunione ecclesiale con la Santa Sede, pur esprimendo nel rito, la vicinanza alla Chiesa Ortodossa d’Oriente. Inoltre come evidenziato nella tesi “i sacerdoti greci dell’Eparchia di Lungro oggi, non soddisfano solo i bisogni spirituali dei cristiani di rito greco – bizantino ma contribuiscono a coltivare, con la loro attività pastorale,la spiritualità bizantina presente in diversi centri grecanici della Calabria australe, come Montebello Jonico, Bova e Reggio C., dove periodicamente vengono celebrate S. Messe in rito bizantino”. Ciò accade anche grazie alla disponibilità del Vescovo Metropolita di Reggio e dei parroci nonché dalla visione ecumenica.
Vincenzo Malacrinò