10 MILIARDI NON UTILIZZATI PER RECUPERARE IL CASTELLO S.NICETO
Motta san Giovanni- storia e cultura si sono intrecciati in un convegno con lo scopo di mettere a nudo le bellezze e le risorse potenziali della nostra amata terra, baciata dal sole, ma spesso nascosta agli occhi di tutti con pseudo immagini che fanno emergere l’opposto della realtà.
A Motta San Giovanni e precisamente al centro sociale “Stefano Giordani” si è parlato a lungo della sorte dei tesori nascosti, della storia che muore e che rischia di essere cancellata.
Presenti alla manifestazione per porgere i saluti e per dare quindi l’inizio ai lavori, il sindaco di Motta, Giovanni Verduci e paolo Laganà, consigliere provinciale.
E così alle nel tardo pomeriggio sono iniziate le relazioni a cura di Giuseppe Alessandro Bruno, coord. Archeo club regione Calabria che ha discusso la seguente tematica: “appunti per la valorizzazione del patrimonio archeologico di Motta san Giovanni e Lazzaro”.
Segue a questa la relazione di Francesca Martorano, docente di storia della Città e del territorio che ha parlato de “il territorio e le fortificazioni di Motta San Giovanni dal IX al XV secolo romano”
Ed infine Francesco Arillotta, storico, relaziona sul tema “i feudatari di S. Niceto e di Motta San Giovanni”.
Coordinatore, Giovanni Legato, che ha saputo far fluire con snellezza l’intero convegno.
Si parla di Motta e quindi di storia e di cultura che, però, purtroppo, spesso vengono utilizzati solo come termini della lingua italiana e non come elementi di slancio per il decollo della vita sociale.
Bruno , nel corso della sua relazione mette in evidenza gli scavi fatti nel ’95 , ’97, ’98 a Lazzaro nella villa di “Cicerone” dai quali emersero mosaici, un mausoleo con colonna e reperti funerari.
Prove queste importanti per dimostrare come e quanto la nostra terra sia ricca di tesori evidenti e nascosti.
Lazzaro, la cui area anticamente veniva chiamata Leucopetra, conserva questi lumi del passato che pochi conoscono ma che meriterebbero la giusta attenzione da parte di ciascuno previa ovvia ed opportuna “disseminazione” attraverso i mezzi e gli organi di competenza.
Per decollare dal punto di vista turistico è necessario impegno, forte e costante da parte delle istituzione in quanto le opere ed i beni naturali, sia pure interessanti, da soli non possono contribuire a costruire la strada del turismo che necessita in questo momento forti basi per poter essere percorsa nell’immediato e con una certa celerità.
Con stupore viene accolto il messaggio del coordinatore Legato il quale fa presente la passata disponibilità di 10 miliardi per il recupero però mai utilizzati per incongruenze e competizioni avvenute fra le varie imprese.
A tale proposito sia Bruno che Martorano sono concordi nell’affermare che l’aver perduto questa corsa del treno non è stato del tutto negativo in quanto i lavori sarebbero stati fatti senza l’apporto di esperti del settore, indispensabile e necessario per l’ottimizzazione della riuscita del recupero.
Il castello, costruito in successione nel tempo, doveva essere ripristinato attraverso tecniche particolari tali da rispettare l’originalità dell’opera ed al contempo riuscire a far splendere nel presente un tesoro del passato.
Così per un giorno sono state esaltate le bellezze di Motta racchiuse e contenute in uno scrigno che merita di essere aperto nel presente per volgere lo sguardo al passato, a quella che è stata la vita dei nostri avi ed a quello che è parte del nostro patrimonio non solo culturale ma anche umano.
La chiave per aprire questo forziere c’è ed oggi più che mai grazie all’apporto sinergico di chi di competenza si ha la possibilità di acquisirla per fare entrare luce in quel tesoro che brilla nascosto.