LA BARONIA DEGLI ABENAVOLI DI MONTEBELLO
Montebello Jonico- dopo il convegno che si è tenuto sui caratteri del feudalesimo medievale organizzato da Nemesis, associazione culturale, al quale hanno partecipato cittadini ed autorità il professore Luigi Sclapari, storico Montebellese, ha voluto precisare che la manifestazione ha avuto lo scopo principale di voler dare a “ciascuno il suo” parole queste dette con grande soddisfazione dal momento che Montebello e la sua storia si trovano in una posizione di primo piano e tra l’altro per tanto tempo poco conosciuta.
In sintesi nel convegno,presentato da Franco Meduri, presidente di “Nemesis”, dove ha partecipato anche la professoressa Carmelina Sicari, preside dell’istituto Magistrale “T. Gullì” si è discusso non solo del feudalesimo meridionale ma anche e soprattutto di qualcosa che va oltre e che ci unisce alle grandi opere fino a giungere all’Ariosto.
Si è parlato infatti di un poemetto intitolato “l’Aspramonte delle canzoni di gesta” opera poco conosciuta ma molto vicina, anzi ispiratrice dell’Orlando il furioso quello che tutti studiano e che Ariosto scrisse.
Forse da oggi con l’impegno di chi in un certo senso organizza la cultura forse nelle scuole si studierà anche “l’Aspramonte” e così la nostra terra ed il nostro sud avranno modo di recuperare il tempo perso.
E a tale proposito il professore Sclapari precisa che “è importante far conoscere la storia ed in modo particolare la nostra, fatta di eventi importanti tali d’essere stati colti ed appressati da Ariosto.
E quindi, continua lo storico Montebellese, “se Ariosto ha ritenuto l’opera della nostra terra tale da prenderla come riferimento fino al punto di ispirarsi ad essa per la stesura dell’Orlando il furioso, noi perché dobbiamo metterla nel dimenticatoio?”
Tra l’altro, afferma Sclapari, è’ Ariosto stesso ad ammettere d’avere attinto al poemetto di calabria proprio nelle prime ottave della sua opera dove fa cenno proprio all’aspromonte.
L’augurio è quello che d’ora innanzi molti docenti evidenziano questa cultura per ora sottovalutata o tenuta nascosta.
E in tal senso il prof. Sclapari afferma che sarebbe giusto e doveroso non tralasciare il patrimonio culturale della nostra terra e quindi inserire da subito la lettura di questa opera accanto alle opere più note del Boiardo e dell’Ariosto.
“La nostra cultura non ha nulla di meno rispetto alle altre” ha affermato lo storico in modo convinto, anzi le opere di maggiore rilievo come appunto quella dell’Ariosto trae spunto proprio da questa.
Il prof aggiunge “ci punisce la posizione così egemone della cultura delle corti settentrionali come per esempio di Ferrara, Mantova ed altre rispetto a quella espressa nell’unica corte del regno di Napoli e ci fa apparire in una posizione ancillare ma noi abbiamo tutto per poterci ergere alla pari della grande cultura che viene imposta nelle scuole agli alunni (l’orlando, innamorato di Matteo Maria Boiaro e l’Orlando il Furioso scritto da Ariosto).
Nel convegno, il prof. Sclapari presenta la condizione storico politica in Italia alla fine del 400 durante il quale si è assistito per la prima volta all’ingresso degli eserciti stranieri per dirimere questioni di politica interna fra gli stati italiani alterando così quell’equilibrio che Guicciardini aveva messo in evidenza nella sua storia d’Italia 1494- 1535.
All’interno di questo scontro fra francesi e spagnoli per il possesso sul regno di Napoli, durato 3 anni (1502-504) si è verificato il fatto d’arme della disfida di Barletta, un episodio marginale ma non con questo insignificante.
Questo fatto, spiega il professore Sclapari, riaccese lo spirito di italianità fra i soldati italiani che militavano sotto la bandiera spagnola, esaltò gli spagnoli cui gli italiani erano alleati, prostrò psicologicamente i francesi che da allora subirono sconfitte e l’estromissione dal regno di Napoli.
Visti i risultati della disfida di Barletta dove gli italiani battevano i francesi il gran capitano Ferrante Consalvo di Cordova rappresentante di Ferdinando I il cattolico re di Spagna insignisce di titoli ed onori tutti duellanti e a Ludovico Abenavoli dona un feudo sito in Basilicata che però risulta essere posseduto da altro barone.
In compenso gli vengono donati 150 ducati annui sulla gabella del vino di Napoli per se per i suoi eredi e successori fintanto non sarà possibile uno scambio e quindi una donazione di un feudo.
Questa opportunità si verifica nel 1507 anno in cui si rende libera la baronia di Montebello e viene donata a Ludovico Abenavoli che diviene così il primo barone della casata Abenavoli di Montebello che si estinguerà nel ramo femminile, Maria Abenavoli, nel 1702 alcuni anni dopo la strage di Pentidattilo.
Abenavoli diventa importante, sottolinea il prof. in quanto oltre a possedere i beni esercitava il “banco di giustizia” ossia amministrava la giustizia nel feudo in nome e per conto del re.
Così la storia Montebellese si intreccia con i fatti importanti della storia italiana, come appunto la disfida di Barletta e nello stesso tempo si intreccia con la cultura che dà a ciascuno la possibilità di gustarla a patto che si metta in evidenza quanto di essa fa luce in questa nostra terra che ancora una volta è piena non solo di disoccupazione ma anche e soprattutto di menti pensanti ed operanti.
Vincenzo Malacrinò
luglio 27th, 2012 at 21:36
Gentilissimo,
questa informazione la può chiedere a mio nome al professore Luigi Sclapari, attento ricercatore che si è sempre interessato di storia e di storia locale.
Le scrivo la sua mail luigi.sclapari@live.it
A presto
Vincenzo Malacrinò
luglio 27th, 2012 at 12:16
volevo sapere quando è morto il padre di bernardino abenavoli, cola maria III, e come.