PRIMO MAGGIO: FESTA DEI LAVORATORI?
1 maggio 2002
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Montebello Jonico- primo maggio, desta dei lavoratori, così viene riportato sul calendario ma non nella realtà dei giovani di Montebello che si sentono accomunati ai tanti del sud senza lavoro ed in cerca di occupazione.
Giornata vissuta e piena di riflessioni, afferma un giovane del posto, perché, “mi chiedo, quando potrò festeggiare questo giorno in maniera proprio e dignitoso come un vero lavoratore”.
I giovani si sentono un po’ offesi nel festeggiare questo giorno, quindi perché consapevoli di non essere il loro, in quanto, affermano in diversi, “per noi tutti i giorni è festa” ed ancora altra domanda che si pongono e che pongono all’opinione consiste nelle responsabilità dei disoccupati e della disoccupazione.
Chi si deve occupare del nostro stato? Questa la domanda che forte pongono i giovani fermi lungo le colline di Montebello, i politici?, gli industriali? gli imprenditori? Sicuramente anche noi stessi prima di tutto ma senza basi non si può procedere, non si può costruire.
Giovani in cerca di basi quindi, in cerca di punti di riferimento costanti e sicuri e non basati sulle solite promesse fatte di “turno politico”.
“troppe volte siamo stati presi in giro” afferma uno di loro, “troppe volte ci hanno fatto sognare, fino al punto di comprendere che i sogni si realizzano solo se viaggiano sulle gambe delle persone, sulle gambe di chi non promette ma fa, sulle gambe di chi vuole realizzare sviluppo e progresso”.
Parecchi giovani si trovano in una località denominata “Lungia” ubicata sopra Fossato ed anche qui fra divertimenti e svaghi si raccolgono parecchi malcontenti sempre legati alla questione lavorativa che giusto in quel posto “forse, come afferma un giovane presente, potrebbe dare lavoro a tanti giovani”.
La domanda che si pongono i presenti consiste nel perché una località del genere, con pini, ginestre, panorama, ecc… non viene sfruttata.
Perché non deve essere curata, gestita e programmata in modo da offrire dei servizi che darebbero come effetto occupazione e sviluppo nell’entroterra? Quale è il motivo di questo staticismo??
Sono questi gli interrogativi che i giovani lanciano principalmente ai politici perché non sono più disposti ad accettare il loro stato di disoccupati, non sono più disposti a vivere “mantenuti” dai genitori, vogliono essere indipendenti lavorando e vogliono avere le basi per poter essere protagonisti del loro futuro.
E anche nella montagna si parla di ex liquilchimica e di ogr “queste due realtà, afferma uno dei presenti che avrebbero dato sviluppo, occupazione e benessere a tutti perché sono bloccate? Perché nessun politico si batte per noi? Per i propri figli futuri lavoratori di questa terra? Perché questi progetti sembrano prossimi al parto e poi per motivi sconosciuti abortiscono?”
I giovani sono stanchi di vedere sempre fumo, di sentire sempre chiacchiere, vogliono concretezze, questo si legge a chiare note, vogliono fattività perché vivere in maniera dignitosa oggi è un diritto di tutti.
A chi ha le responsabilità civili il compito di riflettere, conclude uno di loro, a noi la costanza nell’essere propositivi e desiderosi di trovare in questa terra un lavoro che ci nobiliti.
Giornata vissuta e piena di riflessioni, afferma un giovane del posto, perché, “mi chiedo, quando potrò festeggiare questo giorno in maniera proprio e dignitoso come un vero lavoratore”.
I giovani si sentono un po’ offesi nel festeggiare questo giorno, quindi perché consapevoli di non essere il loro, in quanto, affermano in diversi, “per noi tutti i giorni è festa” ed ancora altra domanda che si pongono e che pongono all’opinione consiste nelle responsabilità dei disoccupati e della disoccupazione.
Chi si deve occupare del nostro stato? Questa la domanda che forte pongono i giovani fermi lungo le colline di Montebello, i politici?, gli industriali? gli imprenditori? Sicuramente anche noi stessi prima di tutto ma senza basi non si può procedere, non si può costruire.
Giovani in cerca di basi quindi, in cerca di punti di riferimento costanti e sicuri e non basati sulle solite promesse fatte di “turno politico”.
“troppe volte siamo stati presi in giro” afferma uno di loro, “troppe volte ci hanno fatto sognare, fino al punto di comprendere che i sogni si realizzano solo se viaggiano sulle gambe delle persone, sulle gambe di chi non promette ma fa, sulle gambe di chi vuole realizzare sviluppo e progresso”.
Parecchi giovani si trovano in una località denominata “Lungia” ubicata sopra Fossato ed anche qui fra divertimenti e svaghi si raccolgono parecchi malcontenti sempre legati alla questione lavorativa che giusto in quel posto “forse, come afferma un giovane presente, potrebbe dare lavoro a tanti giovani”.
La domanda che si pongono i presenti consiste nel perché una località del genere, con pini, ginestre, panorama, ecc… non viene sfruttata.
Perché non deve essere curata, gestita e programmata in modo da offrire dei servizi che darebbero come effetto occupazione e sviluppo nell’entroterra? Quale è il motivo di questo staticismo??
Sono questi gli interrogativi che i giovani lanciano principalmente ai politici perché non sono più disposti ad accettare il loro stato di disoccupati, non sono più disposti a vivere “mantenuti” dai genitori, vogliono essere indipendenti lavorando e vogliono avere le basi per poter essere protagonisti del loro futuro.
E anche nella montagna si parla di ex liquilchimica e di ogr “queste due realtà, afferma uno dei presenti che avrebbero dato sviluppo, occupazione e benessere a tutti perché sono bloccate? Perché nessun politico si batte per noi? Per i propri figli futuri lavoratori di questa terra? Perché questi progetti sembrano prossimi al parto e poi per motivi sconosciuti abortiscono?”
I giovani sono stanchi di vedere sempre fumo, di sentire sempre chiacchiere, vogliono concretezze, questo si legge a chiare note, vogliono fattività perché vivere in maniera dignitosa oggi è un diritto di tutti.
A chi ha le responsabilità civili il compito di riflettere, conclude uno di loro, a noi la costanza nell’essere propositivi e desiderosi di trovare in questa terra un lavoro che ci nobiliti.
Vincenzo Malacrinò