A MILANO LA BATTAGLIA PER LA CENTRALE A CARBONE DI SALINE
6 luglio 2008
Nessun Commento
Alla manifestazione per la sostenibilità e per la lotta ai cambiamenti climatici, la vertenza vetrine contro la centrale a carbone in provincia di Reggio Calabria. Barillà (Legambiente): «Non esiste carbone pulito»
La battaglia contro la centrale a carbone di Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria, è stata una delle vertenze vetrina della grande manifestazione nazionale “In marcia per il clima” che si è svolta sabato 7 giugno a Milano organizzata da una straordinaria alleanza di decine di gruppi, associazioni, comitati, ambientalisti, amministratori
per chiedere al governo più attenzione per i mutamenti climatici, di restare agganciato all’Europa e per dire “no” al nucleare e al carbone.Insieme allo striscione iniziale della città meneghina ospitante la manifestazione, ha aperto il corteo la delegazione del movimento che si oppone al progetto della società svizzera SEI di realizzare una centrale a carbone a Saline. Dietro lo striscione “Per un futuro pulito Saline dice no al Carbone” ci sono cittadini di Montebello Jonico che sfilano dietro il gonfalone del Comune, rappresentato dall’Assessore Calabrò, e dell’intera Costa dei gelsomini, comitati e associazioni tra cui Legambiente.“Saline rappresenta un paradosso nel paradosso – spiega il dirigente nazionale di Legambiente Nuccio Barillà che sfila a Milano con i comitati che si oppongono alla centrale a carbone – infatti mentre l’Europa va nella direzione della direttiva così detta 20-20-20 (20% riduzione di emissioni di CO2, 20% incremento efficienza energetica, 20% incremento utilizzo fonti rinnovabili), il nostro Paese accumula ritardi e multe per il mancato rispetto del protocollo di Kyoto e rischia di essere collocata dagli stessi partner europei in una situazione marginale per quanto riguarda i processi di innovazione di processo e di prodotto, imposti dalla crisi energetica e dalla necessità di ridurre le emissioni di CO2”.In questo contesto si colloca la vicenda di Saline della quale, rileva Nuccio Barillà, “abbiano voluto sottolineare la valenza nazionale”. Saline è anche infatti “il simbolo del paradosso di un Paese che dopo avere gettato alle ortiche fondi pubblici per creare una delle più grandi industrie fantasma del Mezzogiorno mai entrata in funzione, ora – aggiunge Barillà – piuttosto che cambiare scenario come chiedono le istituzioni e la società civile avalla il tentativo di costruire una centrale a carbone inutile, distruttiva del territorio e inquinante”.Dalla manifestazione, partecipatissima e che dimostra che è grande nei cittadini la consapevolezza che su clima ed energia si deve cambiare strada, “viene un segnale chiaro: la SEI e il governo ora sono avvisati. Se per imporre la centrale si facesse ricorso a un atto di imperio in nome di un immotivato “interesse generale del paese” – avverte Barillà – si creerebbe una frattura insanabile e gravissima con le autonomie locali, regione e provincia in primis, e le forze sociali che a Saline stanno lavorando a una diversa ipotesi di rilancio grazie a una progettualità incentrata sul recupero del rapporto tra ambiente, senso dei luoghi, occupazione e qualità”.Poi Barillà, rilanciando le parole d’ordine della manifestazione, chiarisce: “Un dato è chiaro: non esiste carbone pulito. E’ormai acclarato a livello scientifico infatti – sottolinea – che anche le tanto sbandierate nuove tecnologie di impianti a carbone pulito sono un bluff. Se è vero che grazie a nuove e costose tecnologie sarebbero in grado di produrre meno ossidi di zolfo e azoto continuerebbero comunque– ecco il dato incontrovertibile – a produrre quantità di anidride carbonica di gran lunga superiore a qualsiasi altro impianto che brucia combustibili fossili. Non vi è allo stato attuale alcun miglioramento tecnologico capace di ridurre la capacità di CO2. E il carbone è quello a maggior contenuto di carbonio”.Aggiunge inoltre il dirigente di Legambiente: “È del tutto evidente che lo scontro di Saline è emblematico di uno scontro tra chi vuole imporre a tutti i costi una centrale inquinante e chi, con giuste ragioni, la rifiuti, ma – sottolinea Barillà – tra due visioni del tutto opposte di politica energetica e di sviluppo per il Mezzogiorno. Infatti, nel progetto per Saline è possibile una riconversione ecologica e c’è lo spazio per un progetto di sviluppo e produzione di energia. Ma si deve puntare sulla ricerca e sull’energia rinnovabile”.10 giugno 2008
La battaglia contro la centrale a carbone di Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria, è stata una delle vertenze vetrina della grande manifestazione nazionale “In marcia per il clima” che si è svolta sabato 7 giugno a Milano organizzata da una straordinaria alleanza di decine di gruppi, associazioni, comitati, ambientalisti, amministratori
per chiedere al governo più attenzione per i mutamenti climatici, di restare agganciato all’Europa e per dire “no” al nucleare e al carbone.Insieme allo striscione iniziale della città meneghina ospitante la manifestazione, ha aperto il corteo la delegazione del movimento che si oppone al progetto della società svizzera SEI di realizzare una centrale a carbone a Saline. Dietro lo striscione “Per un futuro pulito Saline dice no al Carbone” ci sono cittadini di Montebello Jonico che sfilano dietro il gonfalone del Comune, rappresentato dall’Assessore Calabrò, e dell’intera Costa dei gelsomini, comitati e associazioni tra cui Legambiente.“Saline rappresenta un paradosso nel paradosso – spiega il dirigente nazionale di Legambiente Nuccio Barillà che sfila a Milano con i comitati che si oppongono alla centrale a carbone – infatti mentre l’Europa va nella direzione della direttiva così detta 20-20-20 (20% riduzione di emissioni di CO2, 20% incremento efficienza energetica, 20% incremento utilizzo fonti rinnovabili), il nostro Paese accumula ritardi e multe per il mancato rispetto del protocollo di Kyoto e rischia di essere collocata dagli stessi partner europei in una situazione marginale per quanto riguarda i processi di innovazione di processo e di prodotto, imposti dalla crisi energetica e dalla necessità di ridurre le emissioni di CO2”.In questo contesto si colloca la vicenda di Saline della quale, rileva Nuccio Barillà, “abbiano voluto sottolineare la valenza nazionale”. Saline è anche infatti “il simbolo del paradosso di un Paese che dopo avere gettato alle ortiche fondi pubblici per creare una delle più grandi industrie fantasma del Mezzogiorno mai entrata in funzione, ora – aggiunge Barillà – piuttosto che cambiare scenario come chiedono le istituzioni e la società civile avalla il tentativo di costruire una centrale a carbone inutile, distruttiva del territorio e inquinante”.Dalla manifestazione, partecipatissima e che dimostra che è grande nei cittadini la consapevolezza che su clima ed energia si deve cambiare strada, “viene un segnale chiaro: la SEI e il governo ora sono avvisati. Se per imporre la centrale si facesse ricorso a un atto di imperio in nome di un immotivato “interesse generale del paese” – avverte Barillà – si creerebbe una frattura insanabile e gravissima con le autonomie locali, regione e provincia in primis, e le forze sociali che a Saline stanno lavorando a una diversa ipotesi di rilancio grazie a una progettualità incentrata sul recupero del rapporto tra ambiente, senso dei luoghi, occupazione e qualità”.Poi Barillà, rilanciando le parole d’ordine della manifestazione, chiarisce: “Un dato è chiaro: non esiste carbone pulito. E’ormai acclarato a livello scientifico infatti – sottolinea – che anche le tanto sbandierate nuove tecnologie di impianti a carbone pulito sono un bluff. Se è vero che grazie a nuove e costose tecnologie sarebbero in grado di produrre meno ossidi di zolfo e azoto continuerebbero comunque– ecco il dato incontrovertibile – a produrre quantità di anidride carbonica di gran lunga superiore a qualsiasi altro impianto che brucia combustibili fossili. Non vi è allo stato attuale alcun miglioramento tecnologico capace di ridurre la capacità di CO2. E il carbone è quello a maggior contenuto di carbonio”.Aggiunge inoltre il dirigente di Legambiente: “È del tutto evidente che lo scontro di Saline è emblematico di uno scontro tra chi vuole imporre a tutti i costi una centrale inquinante e chi, con giuste ragioni, la rifiuti, ma – sottolinea Barillà – tra due visioni del tutto opposte di politica energetica e di sviluppo per il Mezzogiorno. Infatti, nel progetto per Saline è possibile una riconversione ecologica e c’è lo spazio per un progetto di sviluppo e produzione di energia. Ma si deve puntare sulla ricerca e sull’energia rinnovabile”.10 giugno 2008
Articoli collegati:> 60.000 IN MARCIA PER IL CLIMA> Domani a Milano per il clima> In marcia per il clima> Abbassa le emissioni> Stop the fever, il percorso> Stop the fever
FONTE: http://www.lanuovaecologia.it/ecosviluppo/politiche/9970.php