CENTRALE A CARBONE, IL MANIFESTO DEL "NO" E LA RABBIA DELLE ASSOCIAZIONI
8 settembre 2008
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Montebello Jonico – Terremoto a Saline, provocato dalle associazioni riunite per ribadire l’ormai chiaro “no” alla centrale a carbone.Alle diciotto si inizia.
Le sedie sono tutte occupate e molti rimangono in piedi.
Si vuole presentare subito il manifesto del “no” al carbone.
Franco Meduri della “Nemesis”, Giuseppe Toscano e Federico Curatola della “Nuovi Orizzonti” entrano subito nel merito dell’incontro.
Presente il sindaco di Montebello Loris Maria Nisi, l’assessore Antonino Cilea, il sindaco di Bagaladi Angelo Curatola, di San Lorenzo Pasquale Sapone, Natino Aloi dell’Osservatorio Politico Meridionale ed ancora tutte le associazioni che si sono ritrovate all’incontro precendente con l’aggiunta cospicua di altre.
Un vero e proprio treno del “no” si sta costruendo nell’area grecanica per evitare la realizzazione di un “mostro” così come definito da Nisi, che piegherà la salute della gente e intaccherà la sfera ambientale così come mai si è verificato nella storia.
Nuovi vagoni si aggiungo ogni giorno mentre i motori trainano il treno verde che intende, a tutti i costi, percorrere i binari della salute umana, dell’ambientale e del paesaggio. Tutto viaggia lontano dal carbone.
Il manifesto del “no” è chiaro. “La centrale rievoca, si legge, spettri di un passato pseudo industriale, tradito sul nascere che ha provocato disastri sul territorio”.
Si ribadisce la vocazione turistica del territorio e l’aver lasciato trascorrere trenta anni da quando è accaduto il fallimento senza prendere provvedimenti.
La soluzione della centrale non va bene e non corrisponde a quanto auspicato dal popolo.Il documento è chiaro.
Precisa che “i nostri bisogni non sono compatibili con il progetto Sei, che propone un impianto facendo leva sulla fame di lavoro.
Un impianto che non attiverà un indotto economico significativo ma deprezzerà i valori degli immobili e della attività commerciali e agricole”.
Il progetto Sei viene letto come una grande calamità per il territorio anche per l’immissione di agenti inquinanti.
Nisi nel suo intervento ha affermato che l’amministrazione, è e sarà al fianco delle associazioni e del popolo fermo restando che porterà avanti una dura battaglia per far comprendere allo Stato il “no” del popolo.
L’assessore all’Ambiente Nino Cilea ha sottolineato che l’impatto sulla salute umana va considerato nel modo dovuto poiché nessuna forma occupazionale può ripagare danni irrimediabili all’uomo.
Il sindaco di Bagaladi, ha affermato che le risorse del territorio opportunamente valorizzate offrono maggiori posti di lavoro rispetto ad una centrale.
“In ogni caso, ha affermato, un supermercato occupa 200 persone, senza inquinare.
Una centrale a carbone non risolverebbe i problemi occupazionali dell’area”.
Il sindaco di S. Lorenzo, ha precisato che non si può permettere la costruzione di una centrale a carbone in un territorio ricco di valenze ambientali.
“Il turismo è la nostra carta vincente e su questo è necessario andare avanti senza possibilità di cadere in errori del passato”.
Natino Aloti ha evidenziato come sia necessario puntare sulle ricchezze del territorio, perchè capaci di portare maggiore ricchezza di una centrale a carbone.
“Il bergamotto ed il patrimonio archeologico rappresentano perni su cui potrebbe ruotare una grande economia”.
Chiaro Aloi, anche quando afferma che bisogna “stanare” tutti i politici a tutti i livelli perché è necessario o un “no” o un “si”.
I “ni” non sono ammessi, ha affermato Aloi.
Si è precisato che bisogna considerare, gli orientamenti dello stato centrale e soprattutto lavorare sodo perché la volontà del popolo e dei cittadini venga rispettata.
Tito Solendo del WWF ha precisato che i problemi di una centrale ed i danni che la stesa provoca sulla salute umana sono incalcolabili.
Nino Benedetto, ha evidenziato la posizione del “no” così come tutti i presenti alla manifestazione.
L’invito è quello di spingere sull’energia da fonti rinnovabili dove, stranamente, ha precisato il sindaco Curatola, le autorizzazioni sono ferme al 2001.
Il coordinamento della associazioni è chiaro: “non vogliamo restare inermi a progetti imposti dall’altro, affermano nel documento, e pretendiamo sapere i programmi della Regione su questa area.
Vincenzo Malacrinò