FESTA DEI CADUTI A MONTEBELLO
29 novembre 2009
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Montebello Jonico – Quattro novembre, giorno del ricordo e della memoria di quanti hanno donato la propria vita al servizio della patria al fine di regalare ai posteri un futuro migliore.
Negli anni tristi del passato tanti giovani montebellesi, hanno detto “sì” alla chiamata alle armi nella consapevolezza che forse non sarebbero più tornati indietro.
Giovani di venti e di trenta anni. Giovani padri di famiglia che hanno dato il bacio ai propri piccoli con il pensiero fisso a quella strada che forse non avrebbero mai più rivisto.
E, purtroppo, così è stato per molti. Tanti genitori sono rimasti privi dei propri figli e tanti figli privi di quel padre che non hanno nemmeno conosciuto.
In terre straniere questi valorosi giovani hanno lasciato sé stessi servendo la patria, una patria che poi li avrebbe ricordati con slancio e orgoglio.
Una nazione che, grata, proprio a quelle vite avrebbe ricordato a tutti e in forma solenne che quel sacrificio non è stato vano.
Ma oggi, tra i giovani, forse, in tanti sconoscono le motivazioni di quelle partenze ed il perché di quelle morti. In tanti non conoscono nemmeno il perché di questa data e così il quattro novembre, in alcuni casi, si è ridotto come il giorno della deposizione di una corona di alloro.
Ma non è così dappertutto. Nelle grandi città presidenti e sindaci con fasce tricolori, accompagnati da uomini delle forze dell’ordine, in modo solenne, con inni e squilli di trombe, pongono il segno del ricordo ai piedi di uno storico monumento.
Ma non sempre accade tutto ciò. A Montebello Jonico, i caduti sono stati anch’essi ricordati dagli amministratori con la corona fregiata dal nastro tricolore.
Purtroppo mancavano le forze dell’ordine che, secondo voci di corridoio, sono stati invitati all’ultimo minuto, nella stessa mattinata di giorno quattro e quindi impossibilitati a partecipare nel giusto modo all’importante manifestazione.
Ma non mancavano solo loro. Qualche parroco, afferma di non essere stato informato del programma dell’iniziativa. Così nessuna benedizione e nessuna preghiera davanti ai monumenti.
Forse questi importanti momenti andrebbero organizzati nel dettaglio e in sinergia con le parrocchie e con le forse dell’ordine.
Forse questi importanti momenti andrebbero organizzati nel dettaglio e in sinergia con le parrocchie e con le forse dell’ordine.
Ed invece si è trattata di una manifestazione silenziosa e scarsa di partecipazione. A Montebello centro, nel passato, ogni anno, lo storico e valoroso ex combattente Domenico Ligato, conscio delle sofferenze della guerra, dallo stesso vissuta in prima persona e consapevole della fortuna avuta perché ritornato a casa, usava dedicare ai caduti “il silenzio” usando un vecchio registratore.
Un modo perché quei morti non venissero dimenticati e soprattutto un modo per dire ai Montebellesi che quelle vite rappresentano ancora oggi un pilastro importante della storia.
Da ex soldato, Ligato usava portare con sé una tromba e pur non avendo mai studiato musica dedicava ai suoi amici caduti poche note.
Da ex soldato, Ligato usava portare con sé una tromba e pur non avendo mai studiato musica dedicava ai suoi amici caduti poche note.
E poi non mancava il tradizionale suo discorso. Poche parole, colme di emozioni ma capaci di trasmettere a tutti l’amore per la patria ed il rispetto per i caduti. Là accanto a lui, ogni anno c’erano sempre i carabinieri che portano sempre alto il nome della bandiera italiana.
Vincenzo Malacrinò