IL NATALE TRA COERENZA ED IPOCRISIA
Riflettevo proprio sul Natale e su queste festività.
Per noi cristiani questo momento rappresenta il giorno in cui Dio si fa uomo nascendo sulla terra per l’uomo.
Mi chiedevo se veramente si crede in questa grande verità evangelica o se invece, per molti, compreso alcuni cristiani, è diventato una sorta di giorno come un altro con l’aggiunta di auguri, di cene e cenoni.
Un giorno a cui si sono aggiunte esteriorità per renderlo diverso. Ma non sono queste a cambiare i sentimenti che vivono dentro il cuore, spesso arido, della gente.
Ed ecco perché i più grandi ma purtroppo anche i piccoli affermano “non mi sembra oggi sia Natale”.
Se nel campo non si semina niente mai nessuno potrà raccogliere frutti.
Così si va avanti e si corre nella frenetica vita di ogni giorno senza accorgersene dell’altro. Senza accorgersene che nella strada, tra i poveri, nella casa elegante ma sofferente sta nascendo Gesù.
Oggi come duemila anni fa, Lui nasce in questa umanità allagata dalla sofferenza.
Ancora oggi esistono le mangiatoie, esiste chi dice all’altro “non c’è posto nel mio albergo”, esiste chi estromette dalla propria vita persino i propri cari, chi lascia a casa la madre ed il padre e chi non si degna di cercare i propri i propri fratelli e i propri amici.
Ancora oggi ci sono donne che partoriscono sole e altre che spengono la vita persino ai propri figli.
Ci sono persone che si ammantano di nobiltà facendo “elemosine” pubbliche per sentirsi osservati e apprezzati.
Ne esistono altre che, come i pastori, portano doni poveri alla povera gente.
C’è chi vive nello sfarzo più grande sprecando la ricchezza e soprattutto dimenticando che il loro “di più” è un furto ai danni dei più poveri.
C’è chi fa solo conti economici ai danni della gente. Chi costruisce la propria fortuna usando, sfruttando e uccidendo l’altro.
C’è chi fa carriera estromettendo i capaci e chi porta avanti i proprio progetti pur recando danni alla vita dei propri simili senza farsi scrupoli.
Ci sono bambini che hanno tutto: abiti firmati e giocattoli di tono, portatili e tecnologie di ultima generazione mentre altri non hanno neppure un pezzo di pane per il giorno di Natale.
I poveri non sono solo quelli dell’Africa o dei paesi in via di sviluppo. I poveri sono nel paese in cui vivi, nel tuo palazzo o nella tua via.
I poveri oggi portano anche il vestito perché vogliono essere dignitosi. I poveri di oggi non vogliono la nostra elemosina ma la nostra amicizia. Ci vuole molta discrezione e rispetto mentre si presta attenzione a chi sta attraversando un momento duro. Ci vuole discrezione. Quella che spesso manca a causa del desiderio di volersi mettere in mostra.
Così vale più un invito a cena che un portare a casa viveri. Ha più senso dire “mi stanno per scadere questi buoni spesa” anzicchè dare 50 euro facendo pesare a chi li riceve cento volte tanto.
Ma i ricchi, alcuni ricchi, se fanno un gesto di generosità vogliono stare in vetrina.
Però la ricchezza non fa la felicità della gente. Spesso i benestanti sono sempre più poveri dentro lo spirito che hanno cancellato lungo la propria strada.
Questo significa fare del male a sé stessi.
Così il dramma della società ipocrita si consuma dentro le false esteriorità, dentro l’apparire e non dentro l’essere.
Ipocritamente tutti si fingono felici, tutti generosi e gentili, tutti colmi di comprensione e di amore.
Ipocritamente molti stringono la mano e mentre vanno in Chiesa a pregare conservano nel cuore la vita di sempre.
Il Natale non è questo.
L’uomo dimentica una cosa importante: Dio non è solo nell’altro, non è solo in chi si incontra per la strada. Dio è dentro il proprio cuore. E a questo Gesù l’uomo gli fa condurre una vita distante da quella che Lui vorrebbe. Lo chiude dentro il cuore, impedendogli di parlare, impedendogli di vivere. Lo imprigiona con catene e lo costringe a porsi nella parte più remota del cuore e dello spirito.
Poi rumore e caos per stordire ogni cosa.
Impegni e vita frenetica. Affari e business. Conti economici ed interessi. Visite ad amici e conoscenti. La vita superaffollata di combinazioni e di impegni fa dire all’uomo di non avere tempo per Dio.
Eppure Lui ci regala tutto il tempo.
Senza di Lui non avremmo neppure un secondo. Comunque si ha il coraggio di dire “non ho tempo”. Non ho tempo per pregare. Non ho tempo per confessarmi. Non ho tempo per andare a Messa e per farmi la comunione. Non ho tempo per amare chi incontro. Non ho tempo per ascoltare chi è anziano, vecchio e magari poco importante. Non ho tempo per stare vicino a chi non conta molto nella società. Non ho tempo per essere amico dei più poveri. Non ho tempo per stringere la mano a quell’uomo abbandonato e solo.
Non ho tempo per ascoltare la disperazione di quella famiglia straniera. Non ho tempo per fare entrare nella mia casa chi non ha un tetto o un piatto.
Non ho tempo per regalare qualcosa a qualcuno.
Però se si tratta di un ricco o di chi la gente reputa “importante” il tempo c’è. In quel caso si trova.
Eppure ipocritamente molti dicono di essere cristiani.
Ma il Natale non è questo.
Il Natale è capacità si sapersi inginocchiare nel proprio cuore per accogliere Gesù nel modo più semplice possibile.
E’ capacità di guardare nella grotta del proprio cuore per cercare di osservare la povera culla.
E’ capacità di ascoltare il canto degli Angeli che esistono ancora, negli angoli poco noti della propria vita.
E’ capacità di saper essere autentici e veri e di saper abbracciare l’altro senza tentennamenti e remore.
E’ Natale solo se si riesce ad arrivare nella Betlemme del nostro cuore e del nostro spirito.
Auguri.
Vincenzo Malacrinò
gennaio 24th, 2011 at 23:12
Grazie a te Claudia per la profondità del tuo sentire rispecchiata dalle tue parole.
Bisogna realmente porre giusta attenzione alla sacralità delle feste come su saggiamente dici ed io aggiungo anche e soprattutto alla sacralità dell’essere figli di Dio.
A presto
Vincenzo Malacrinò
gennaio 11th, 2011 at 11:00
Una riflessione accurata e profonda con l’intento di ripristinare l’essenza del Natale, la festa dello spirito di ogni uomo di fede, perchè oggi spesso, travolti dalla routine, ci si dimentica che la fede viene da dentro, quindi appartiene a tutti, ma deve essere nutrita, rinnovata e proiettata nel nostro agire quotidiano. Tutti noi fedeli dovremmo fermarci a pernsare e lucidare spesso le nostre coscienze…non si è cristiani solo perchè battezzati, non occorrono cerimonie sfarzose o precetti per esserlo…ma lo si è quando si abbraccia la vita come una missione. Grazie Vincenzo per averci invitati a porre la giusta attenzione alla sacralità delle feste.
Claudia Pugliese