SANTA PASQUA
Riflessione sulla Pasqua
Spesso si usa la parola “auguri” nei momenti significativi del nostro anno. Così anche a Pasqua, come anche a Natale, nell’onomastico e nelle varie ricorrenze molti utilizzano questo termine, forse, in maniera sovrabbondante.
Mi son chiesto e mi chiedo, spesso, il significato che questa parola genera nella mente e nel cuore di chi la dona e di chi la riceve.
Mi sono convinto che, purtroppo, in molti casi, è una termine vuoto o meglio una parola costituita da sei lettere che potrebbe dire tutto e niente.
E oggi, l’uomo, purtroppo, è proiettato più nella direzione del niente che verso il tutto.
L’uomo di questo tempo è abituato a vivere il proprio rumore interiore lasciandosi cadere nel vuoto del proprio sentimento senza mai curarsi di non averlo scoperto mai.
Il sentimento, il suo intimo sentire, il suo eco interiore, pur vivendo al suo interno e pur vivendolo, non lo ha mai conosciuto. Questo il dramma. Un dramma contraddittorio ed astuto che, purtroppo, vive e abbonda soprattutto tra i giovani. Eraclito scriveva che “il sole è nuovo ogni giorno” e proprio per questo va scoperto con l’entusiasmo di chi, per la prima volta, vede ed osserva la luce.
Non parole sterili e obsolete, dunque, ma proiezioni interiori che irradiano la nostra stessa vita.
Scoprire la meraviglia della propria interiorità per comunicarla non più con una “sola parola” sterile ma con una “sola parola” carica di significato.
Un passaggio di qualità e non certamente di estetica ma emozionale. Un passaggio non formale ma reale, dettato dalla riscoperta di sé.
E la Pasqua del Signore è proprio il passaggio dalla morte alla vita. Dalla non conoscenza alla conoscenza della Resurrezione.
La Pasqua del Signore è il cambiamento dell’uomo vecchio all’uomo nuovo, dall’incoscienza alla coscienza del senso.
Ma dove vivere la Pasqua e con chi?
Con Cristo che vive e che soffre nell’angolo della nostra stessa vita; là dove forse, per troppi anni, lo abbiamo nascosto mentre ci parla e ci esorta ad essere liberato.
Dovremmo vivere la Pasqua con il povero; ma non solo con il povero della strada ma con il misero che si nasconde nell’intimo del nostro stesso cuore e che ha bisogno di essere sorretto.
Dovremmo vivere la Pasqua nella strada e nella periferia dell’animo di chi ci guarda senza chiederci niente; perché forse ha troppo bisogno di noi.
Dovremmo vivere la Pasqua con quell’uomo sconosciuto che si aspetta solo un sorriso o forse un gesto di semplice solidarietà.
Non servono grandi opere per “dimostrare” al mondo di essere i migliori.
Se guardassimo dall’alto, magari dal finestrino di un aereo, una città e i suoi stessi abitanti allora ci renderemmo conto di quanto siamo piccoli.
Piccoli ed al contempo grandi tanto da poter regalare il mondo a quel cuore umano che si aspetta da noi non una parola ma un dono di sentimenti.
Cristo è nato, morto e risorto per noi per un grande progetto Divino. Per un progetto che pone l’uomo alla riscoperta di sé e alla consapevolezza che si può risorgere a vita nuova.
Cristo è nato, morto e risorto per insegnarci, anche, che è possibile amare tanto da donare la vita per i propri amici.
Donare se stessi, dunque, per amore. Regalare la propria vita anche per chi non si conosce.
Per quell’uomo e per quella donna che ancora devono nascere ma che faranno parte del mondo di domani.
Ecco la nostra missione: amare senza limiti, tutti.
Solo così potremmo dire “Auguri” e solo così sarà veramente Pasqua.
Vincenzo Malacrinò
aprile 9th, 2012 at 21:54
Buona Pasqua a te, Vincenzo, e a tutti quelli che leggono, che sono sicuramente tanti.
Dopo la lettura della tua riflessione, non si può essere che più buoni.
lUGI SCLAPARI