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A MELITO I MEDICI LAVORANO CON POCHI MEZZI

17 ottobre 2012 Nessun Commento

Montebello Jonico – I medici di Melito Porto Salvo lavorano sodo per dare dignità a quanto è rimasto con professionalità e costanza mantenendo alta l’efficienza. Questo il messaggio chiaro e palese della gente che, orgogliosa, trasferisce della classe medica così come degli infermieri, dei tecnici e del personale tutto del “Tiberio Evoli”, spesso costretti a lavorare con pochi mezzi.

Questo, evidentemente perché la professione di chi serve lo stato di bisogno è più che altro una missione. Una condizione di vita dettata da regole interiori e dall’amore che supera le ristrettezze economiche, i tagli e le chiusure dei reparti.

Chi subisce le decisioni non si scoraggia ma va avanti. Con disagio, certo ma lungo la strada tracciata dai predecessori come Tiberio Evoli, Spatolisano, Panuccio e perché no, gli stessi primari, medici ed infermieri andati in pensione e mai ringraziati.

Questi sono i medici del “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo: persone capaci di mantenere alta la testa della struttura lavorando sodo e, in diversi campi, anche in modo eccellente.

Non è un caso, infatti che qualche specialista dell’ospedale di Melito venga richiesto presso altri nosocomi per praticare gli interventi che normalmente svolge nel “piccolo” ospedale melitese dove, stretto dalla “morsa” del risparmio magari, si trova a lavorare con poche risorse umane.

Però ciò non basta per scoraggiare. La forza, o meglio l’amore per gli altri, spinge l’uomo a superare i limiti.

Un dato positivo che si legge attraverso l’attenzione che i medici dedicano ai pazienti e mediante la dedizione del personale paramedico e perché no, anche dallo stesso odore di pulito che si respira nei reparti quasi a contrastare la carenza strutturale di qualche ala dell’ospedale che da tempo attende restauri.

Alla rabbia della gente concentrata sul perché qualcuno decide che l’ospedale di Melito debba essere ristretto si contrappone la ferma stima che gli stessi nutrono per chi, ogni giorno, in prima linea non si tira indietro difronte alla necessità e all’emergenza.

Ci sono medici che al di là dell’orario si servizio sanno aspettare ed altri specialisti che, a turno concluso, da casa, telefonano in reparto per avere aggiornamenti sullo stato di salute del degente.

Questo è ciò che si fa per passione non per denaro. Ciò che traspare dai racconti di chi nel bar consuma un caffè narrando la storia passata, di un ospedale florido e carico di progetti ambizioni.

Poi, di colpo, tutto è sfumato. Le linee dei progetti hanno preso strade diverse come quelle delle rette parallele.

Un progetto smontato e mai ricomposto. La gente si chiede il perché. Così come si chiede la motivazione che, nel passato, ha fatto sì che la rianimazione a Melito non partisse nonostante tutto era allestito; persino i lettini speciali con tanto di impianti già collegati.

 

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

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