IL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI RISPONDE A VITALE
Gentile Vincenzo Vitale,
il manifesto della “Fondazione Mediterranea”, di cui Lei è il Presidente, è pieno di confortanti spunti di riflessione per chi, come il Coordinamento Associazioni Area Grecanica contro il carbone, crede che il destino di questa terra debba passare necessariamente dalle mani dei suoi stessi abitanti.
I diversi esempi riportati sulle tante battaglie perdute dai reggini nel tempo, dai centri di tessitura della seta al capoluogo, vanno attribuiti a quello stesso morbo di cui ancora oggi soffre questa città. Una mancanza dell’idea di responsabilità alla quale tutti i cittadini sono stati, e sono tutt’ora, chiamati a rispondere personalmente.
Non a fatti esoterici o a volontà esterne, ma semplicemente a quanto l’emblematico pezzo di Italo Calvino, riportato sul manifesto, spiega sinteticamente: “Una città può passare attraverso catastrofi e medioevi, vedere stirpi diverse succedersi nelle sue case, veder cambiare le sue case pietra su pietra, ma deve, al momento giusto, sotto forme diverse, ritrovare i suoi dei”.
Norman Douglas, agli inizi del Novecento, nel suo libro “Old Calabria”, fece una realistica lettura della condizione calabrese a proposito delle responsabilità del mancato sviluppo della nostra terra. Infatti da essa si evince chiaramente che il ritardo del progresso e la mancata emancipazione fossero legati a quella distanza intenzionalmente voluta tra la classe dirigente e il popolo.
Ancora oggi, dalle nostre parti, si commette spesso l’errore di ritenere inutile o poco produttivo il contributo che viene dal territorio stesso, malgrado i suoi cittadini abbiano più volte dimostrato di aver compreso pienamente che il conseguimento della giustizia e della legittimità sia un compito intrinseco alla loro stessa esistenza. È infatti acclarato che all’interno del nostro territorio esistono soggetti capaci di poter contribuire fattivamente alla creazione del modello di sviluppo adeguato alle esigenze della nostra Calabria.
Parole al vento visto che, ancora una volta, la popolazione dell’Area Grecanica e del reggino ha avuto notizia di un incontro fatto dalla società italo-elvetica, su invito della Fondazione Mediterranea, come è suo costume, nelle tenebre dell’assoluta segretezza, per parlare, come Lei stesso scrive, in modo approfondito del progetto della centrale a carbone “pulito” e sullo sviluppo territoriale che vi sarebbe collegato.
In questo incontro a porte chiuse, avvenuto presso il Circolo del tennis Polimeni di Reggio Calabria, ancora una volta si è parlato di “sviluppo territoriale” guardandosi bene dal far partecipare il territorio su cui ricadranno le conseguenze della scelte prese.
Ci piacerebbe sapere quale sia l’opinione degli altri consiglieri e dell’assemblea dei soci della Fondazione Mediterranea sulla centrale a carbone, visto che alcuni di loro non sono stati neanche invitati a partecipare all’incontro, forse perché, e in più di un’occasione, hanno manifestato, a parole e con fatti concreti, la loro assoluta contrarietà al progetto SEI.
Ben lontani dal sostenere la Sua posizione sul tema, hanno rassegnato le loro dimissioni dalla Fondazione, comunicate per conoscenza a questo Coordinamento, prendendo le distanze da questa idea di sviluppo del territorio che considerano suicida. Non poteva essere altrimenti. Una scelta di coerenza.
Una scelta di coerenza la si evidenzia anche da parte della SEI-Repower, e dei suoi sodali, nello scegliere di continuare ad escludere la popolazione dal dibattito sulla centrale a carbone, forse terrorizzati dal confronto poiché ben consapevoli del fatto che le istituzioni e il territorio sono nettamente contrari a questo investimento.
Rinchiusi nel loro bunker si auto compiacciono, illudendosi che, fuori da esso, le loro idee trovino consenso, spaventati dal tirar fuori la testa per il timore di venire investiti dall’assordante grido che si leva dalla popolazione “NO CARBONE!”.
Coordinamento Associazioni Area Grecanica