LA SEI REPOWER E’ STATA CANDIDATA ALL’OSCAR DELLA VERGOGNA
La Sei –Repower è stata candidata a ricevere l’Oscar della Vergogna. Un premio che, ogni anno, attraverso una libera votazione sul sito www.publiceye.ch, viene conferito alle società che società che “a livello intenzionale mantengono comportamenti scorretti, come lo sfruttamento delle condizioni di lavoro, i danni ambientali, operazioni di disinformazione sulle conseguenze dei loro operati, e non tengono conto della responsabilità sociale delle imprese”.
A dare notizia è il coordinamento del “no carbone dell’area grecanica” che, soddisfatto per la presenza della multinazionale tra coloro che riceveranno il premio, invita i cittadini a votare perché a livello internazionale si possa diffondere la voce del “no carbone” e del “si alla vita” voluta non solo dal coordinamento ma da tutti i cittadini.
Durante il World Economic Forum (Forum Mondiale dell’Economia), precisano, “ vengono presentati coloro che vedranno apparire il loro nome scritto sul Wall of Shame (muro della vergogna) dove un vincitore verrà deciso dalla giuria composta da importanti personalità del mondo scientifico e culturale, un altro, invece, dalla gente attraverso una votazione on line”.
Il premio vergogna non vuole essere una sorta di “punizione” o ma solo una finestra capace di aprire un dibattito democratico su quelli che sono i comportamenti ritenuti irresponsabili dalla società perché vicini solo all’economia la lontani dalle istanze dei cittadini.
Sette i candidati del mondo e tra questi, si legge nel comunicato, “la Repower, azionista di maggioranza della SEI che in Calabria vorrebbe costruire una centrale a carbone nonostante la legge regionale calabrese lo vieti e la popolazione, le istituzioni regionali, provinciali, locali siano fermamente contrari”.
La Sei, però non è sola in questa candidatura internazionale ma in compagnia di altre compagnie e società, alcune delle quali note per lo sfruttamento barbaro del territorio e degli ambienti naturali nonché per l’impoverimento delle popolazioni e per lo sfruttamento della manodopera e per la diffusione dell’inquinamento.
Compagnie petrolifere e simili sono infatti tra i primi ad essere votati. Proprio in tal senso il coordinamento del “no carbone” invita i cittadini a votare e a far votare. Una sorta di competizione carica di grinta al pari, forse, di quella politica che si sta registrando in questi giorni.
Perché candidare Repower all’oscar della vergogna? Ad avviso del “no carbone” per gli inquinamenti che riverserebbe sul territorio, per il non rispetto della saluta e dell’ambiente, per la negazione dei reali danni che ricadrebbero sul territorio ed ancora per l’effetto disastroso anche sull’economia sul turismo e sullo stesso uomo. Certamente queste motivazioni verranno respinte dalla Sei, che, ad oggi, ha sempre sostenuto la bontà del proprio progetto, forse diffondendolo a pochi e senza inviti pubblici ma dai comunicati stampa ciò si evinceva con forza.
Così, “il pericolo che una centrale a carbone venga costruita a Saline Joniche ha fatto puntare i riflettori sulla punta estrema dell’Italia, tanto che ormai anche fuori dai nostri confini nazionali ci si mobilita per impedire questo scempio, quest’ennesimo squarcio nel cuore della Calabria, nel cuore di una terra che con la forza e la testardaggine, caratteristica della gente che l’abita, innalza un muro imponente per difendersi da chi la vuole colonizzare”. Questo quanto affermato dal “no carbone” il quale auspica che l’Oscar della vergogna possa segnare un altro passo, se pur simbolico, verso la chiusura totale delle costruzione di una centrale non voluta dalla gente.
Vincenzo Malacrinò