FESTA DI S. ANTONIO: UNA PROCESSIONE DI SILENZIO
Montebello Jonico – Si è svolta a Montebello Jonico, dopo cinquant’anni, l’antica processione di S. Antonio Abate con la tradizionale benedizione degli animali in piazza.
Un momento forte per tutti i cittadini di Montebello Jonico e non solo poiché è stato ricordato come, nel 1953, Dio per intercessione S. Antonio Abate, ha fatto spuntare il sole interrompendo così l’alluvione che minacciava la popolazione da tanti giorni.
Un momento che ha visto la presenza anche del vicario generale dell’Arcidiocesi Reggio Calabria – Bova Mons. Antonino Iachino e un fiume di persone provenienti anche dalla vicine frazioni.
Quanti erano presenti in Piazza Mazzacuva hanno riscoperto l’emozione antica della benedizione degli animali.
Motore di questa iniziativa è stato il parroco don Giovanni Gattuso che ai fedeli ha raccomandato sin dal primo istante il silenzio e la preghiera.
Nonostante in piazza c’era tanta gente si respirava meditazione e raccoglimento.
Chi aveva qualche animale domestico in casa o in campagna lo ha portato in quella piccola ma grande piazza che un tempo ricorda gli antichi padri intenti a compiere lo stesso gesto.
“La benedizione, ha precisato don Giovanni, è segno della grazia di Dio che scende a visitare il suo popolo”.
Don Giovanni ha richiamato i fedeli alla sequela di Cristo, alla testimonianza vera auspicando sempre la celebrazione della verità. Da qui un invito alle istituzioni perché lavorino costantemente per la costruzione di un mondo migliore.
Presente il Commissario Straordinario Antonio Giaccari, il comandante dei Vigili, i Ranges diretti da Nuccio Foti, i presidenti delle Associazioni Culturali e moltissimi fedeli.
Con l’aspersorio il giovane sacerdote si ha benedetto i presenti raccomandando ancora una volta il senso vero della processione che rappresenta un momento di preghiera itinerante.
Per l’occasione è stata benedetta e consegnata ai fedeli la corona della preghiera: un rosario lungo più di venti metri con una Croce di legno che i fedeli hanno tenuto lungo la processione quale esempio di preghiera che vive solo quando è accompagnata dalla testimonianza autentica dell’uomo.
Poi un’altra innovazione: i portatori erano tutti giovani di Montebello Jonico e di Masella. Le due comunità servite dallo stesso parroco sono riuscite a fondersi in un unico popolo di Dio che anche sull’esempio dei Santi cerca di raggiungere l’autenticità della fede.
Emozionante il momento in cui la statua del Santo è stata esposta nel luogo in cui nel 1953 avvenne il miracolo.
Don Giovanni Gattuso, ha sintetizzato quell’evento ricordando come l’alluvione aveva minacciato Montebello Jonico e non solo e come ormai si temesse il peggio perché da molti giorni l’acqua cadeva imperterrita. Alcune famiglie avevano dovuto abbandonare persino la propria casa perché lesionate e altre si sono ritrovate con l’acqua nell’abitato. Poi quattro uomini corrono dall’Arciprete don Domenico Sciarrone e chiedono di poter portare fuori la statua del Santo per chiedere il miracolo. Così fu e subito dopo pochi minuti all’acqua persistente si è sostituito il sole e l’arcobaleno.
Una processione vissuta all’insegna del silenzio e della meditazione che è culminata con la solenne celebrazione Eucaristica presieduta dal vicario generale Mons. Antonino Iachino, il quale nel richiamare la figura del Santo ha ricordato come ogni uomo deve aspirare a raggiungere ciò che a volte sembra irraggiungibile: la santità che è per tutti i figli di Dio.
Vincenzo Malacrinò
pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”