UN EROE NELLA 106
Lungo la SS 106, strada della morte, fiorisce la vita attraverso l’opera meritoria di chi, senza ripensamenti, ha agito nell’immediato salvando una mamma e i propri figli.
Gli eroi esistono e solo coloro che riescono a mettersi in gioco rischiando persino la propria vita per salvare gli altri. Senza limiti e senza tentennamenti, sono persone come poche che, in frazioni di secondi, prendono decisioni irreversibili portando a termine, con l’aiuto di Dio, missioni, spesso, al di sopra delle loro stesse forze.
A volte rimangono nell’anonimato ed altre sfuggono alla stampa come è il caso di un valoroso poliziotto, Giuseppe Bruzzese, che nei giorni scorsi è riuscito, con la sua audacia, a sfatare una potenziale tragedia salvando una donna e i suoi bambini.
Lungo la strada della morte, stavolta, è nata la vita. Sembrerebbe un paradosso ma invece è così.
Tra Ardore e Bovalino, fuori dal centro abitato, una donna per motivi tutti da definire decide di lanciarsi dalla propria autovettura mentre era in corsa.
Secondo quanto appreso, la sera dell’incidente, guidava il suo compagno e a bordo vi erano tre figli.
In direzione Locri- Reggio Calabria, la donna ha aperto lo sportello ed è volata a terra cercando a tutti i costi di farsi investire dalle autovetture.
La donna rotola sull’asfalto e proprio in quell’ istante, per miracolo, è giunto il valoroso poliziotto di cui siamo riusciti a sapere solo il nome.
Giuseppe Bruzzese ha compreso che lì era presente una potenziale tragedia, così senza pensarci due volte, ha lasciato la sua autovettura al bordo della strada per correre al centro della corsia dove qualcuno sicuramente avrebbe schiacciato la signora e i suoi figli accorsi per cercare di allontanarla dalla strada.
Erano tutti piccoli e uno persino ci appena quattro o cinque anni. La divisa di Bruzzese, era la sola cosa certa che si notava in mezzo a quel caos caratterizzato da autovetture ormai ferme ed incolonnate a cui è stato impedito di proseguire la traiettoria che altrimenti avrebbe portato la signora e ai suoi figli di essere investiti.
Quella divisa fungeva da paletta e da lampeggiante anche se Bruzzese ormai aveva concluso le sue ore di servizio e stava probabilmente tornando con la propria automobile a casa. Segno, questo, dello Stato presente comunque al di là di ogni turno previsto.
Ed è sempre Bruzzese a strappare la signora dal manto stradale con forza e determinazione.
La mano del poliziotto non ha mollato più quella della signora neppure quando sono giunte decine e decine di persone.
È lui, l’uomo con la divisa a dare sicurezza ai piccoli e coraggio a chi aveva deciso di annullare la propria esistenza.
Poi da lì passava anche un funzionario della Polizia di Stato che immediatamente ha dato soccorso portando assieme a Bruzzese la signora in ospedale.
Una vicenda che ha dello straordinario ma anche dell’ordinario perché calata nella passione e nella missione di chi ogni giorno come Bruzzese mette in gioco la propria vita al servizio della collettività.
Un poliziotto, una divisa ma soprattutto un uomo con alti valori di abnegazione dentro capace oggi, attraverso il suo nobile gesto, di ribadire con forza a tutti ma in modo particolare ai giovani che la vita è un dono e come tale va difesa, accettata e portata avanti a testa alta.
Vincenzo Malacrinò
pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”
aprile 21st, 2014 at 20:00
Carissimo Francesco,
grazie per il tuo contributo.
Vedo che che viene dalla Francia ma non ho capito chi sei.
A presto
Vincenzo Malacrinò
aprile 21st, 2014 at 11:05
Sono, molto commosso per la vicenda narrata da questo giornale. E che dire di questo Angelo custode di poliziotto? Tutto e un gran bravo a lui per il coraggio e la decisione presa. Bravo