LA CHIESA SULL’ESEMPIO DI GESU’ E’ MAESTRA DI CARITA’
Montebello Jonico – “Quando arrivano sentiamo il profumo della sofferenza”. Così, Bruna Mangiola, responsabile del Coordinamento Ecclesiale Diocesano Sbarchi, si è espressa in Chiesa, a Montebello Jonico e a Masella durante un momento di riflessione organizzata da don Giovanni Gattuso mentre cercava di raccontare la storia di chi giunge sulle coste calabresi.
È emozionata, Bruna Mangiola che, sinergicamente alla Caritas diretta da don Nino Pangallo, ogni giorno semina speranza nel cuore di chi spesso ha perso tutto o molto.
L’amore, ha detto, riesce a trasferire la benevolenza, quella provata dai tanti operatori nei riguardi dei fratelli che giungono a Reggio Calabria dopo una lunga odissea. Non è un viaggio il loro, infatti, ma una tortura durata mesi o addirittura qualche anno.
Loro partono, racconta la Mangiola, senza chiarezza alcuna. Sanno che poter morire è meno grave di morire nella propria terra dove abbondano sevizie, violenze e negazioni di ogni genere.
La vita in quei posti non è vita. Gli uomini, le donne e i bambini, non sono tali. A ciascuno è stato negato il diritto di vivere e non perché vengono obbligatoriamente uccisi ma perché viene loro impedito di esistere.
Così si perde la dignità, la forza e la voglia di andare avanti mentre si riesce ad intravedere nella fuga la sola soluzione possibile.
Persino le donne incinte partono e si imbattono in mezzo al deserto. A loro, qualcuno ha detto che superato il mare, giunti a Reggio Calabria, qualcuno sorriderà loro.
E così è. La Mangiola e gli altri volontari della Caritas non indossano neppure le mascherine e la prima cosa che fanno nei riguardi di chi, dall’altra parte osserva con occhi increduli ogni cosa, è proprio sorridere.
Poi accade di tutto, abbracci, strette di mano, sguardi che si dicono tutto e persino parti negli ospedali reggini e battesimi. La Mangiola, tra l’altro, è madrina di un bambino nato a Reggio Calabria.
Questa Croce, ha detto emozionata la Mangiola è il segno della storia dell’uomo. Poi ha ricordato le vicende di qualcuno che ha vagato per mesi e mesi attraversando persino il deserto per poi essere rinchiuso e picchiato in prigione. Da qui è uscito e solo così ha potuto continuare il proprio viaggio fino a giungere a Reggio Calabria attraverso il barcone che conosce passeggeri di classe A e di classe B. Tutto funzione del pagamento. Chi paga molto viaggia sopra, dove si respira aria fredda ma pura; chi paga poco scende sotto, dove si sta in piedi persino dove il motore scotta e a tratti scoppietta scintille di fuoco fino al punto di ustionare in profondità molti di quanti sono giunti a Reggio Calabria.
Sotto non si respira, ha raccontato la Mangiola, e non c’è posto per stare seduti. Tutti stanno in piedi, stretti come sarde, tanto che qualcuno è persino morto senza poter cadere a terra.
Se poi si cerca un po’ d’aria non è possibile e se si riesce, in qualche modo, a spostarsi di qualche metro si viene obbligati a tornare indietro. Chi si rifiuta prima viene picchiato e poi, se insiste, ucciso e gettato in mare.
Nessuno si fa scrupoli. Loro, quegli uomini, sono merce che pesa. Questo per alcuni. Per gli operatori della Caritas e per le istituzioni che lavorano per salvarli, rappresentano un dono di Dio.
Vincenzo Malacrinò
pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”