ACQUA ALL’ARSENICO E VELENI SUL PARROCO
Ho seguito con molto interesse l’ormai annoso problema dell’acqua all’arsenico di Masella che giunge fin dentro le abitazioni dei cittadini.
Era il lontano 20 marzo 2013 quando il campione numero 24 analizzato dal Dipartimento Provinciale dell’Arpacal di Reggio Calabria presentava una concentrazione di arsenico di 20 microgrammi/litro su un valore limite di 10.
Dunque l’acqua risultava non potabile a causa dell’impatto negativo che avrebbe avuto sulla salute pubblica. Valori non determinati a caso bensì frutto di studi scientifici.
Sul “Quotidiano del Sud” ho riportato nei dettagli ogni riunione ed ogni “poi vedremo” e “poi si farà” e ricordo bene che, quando chiudevo i pezzi con note critiche, i politici non facevano altro che intravedere quasi una sorta di desiderio di screditarli poiché, a loro dire, stavano lavorando e anche bene. Infatti si è visto considerato che oggi tutto è rimasto come prima. Anzi peggio valutato che nessuno ormai più parlava del problema “arsenico”.
Tutti dormivano sonni tranquilli, talmente tranquilli che neppure lungo la strada provinciale e in quella che porta alla Chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano, dove sono presenti fontane pubbliche, è presente un divieto.
Così i ciclisti ignari, perché non residenti, spesso e volentieri si sono dissetati e riforniti per il viaggio attraverso borracce con un’acqua dichiarata non potabile. Ancora oggi, cosa molto grave, lo fanno.
Allora due sono le cose: o questo arsenico è una invenzione, una esagerazione da parte di chi si preoccupa più del dovuto oppure c’è molta incoscienza e poca attenzione verso la salute pubblica.
Certo se fosse una invenzione o una esagerazione non sarebbero state rese pubbliche urgenti ordinanze tese a vietare l’uso dell’acqua. I dati sono oggettivi e non frutto di uno stato emozionale.
Tra l’altro la gente nonostante tutto, da quel lontano 2013 non si fa certamente la doccia con l’acqua minerale ma la utilizza per usi igienici; cosa non ammessa secondo quanto ricordano gli studi in merito poiché l’elemento chimico a contatto con le membrane riesce ad oltrepassarle.
A rompere il silenzio dopo anni ed anni di attesa però non è stato un politico ma paradossalmente il parroco.
Per questo a don Giovanni Gattuso che tanto stimo perché è un sacerdote che smuove le coscienze, tocca la sorte di essere addirittura criticato da chi, considerati i risultati, ha solo osservato il problema senza mai risolverlo poichè tutto è rimasto come prima.
Così gli viene detto che “il prete deve fare il prete”. Certamente, hanno ragione così come il Papa deve fare il Papa ma, guarda caso, è proprio quest’ultimo a parlare di problemi sociali in moltissime occasioni.
Nessuno si permette il lusso, però, di comunicare al Sommo Pontefice che “dovrebbe solo pregare” e “farsi i fatti propri”.
Certo don Giovanni non è il Papa ma vuole semplicemente svolgere un ruolo attivo anche nella società difendendo i diritti degli ultimi, di chi non parla, di chi non scrive, di chi ormai è stanco e rassegnato.
Intende trasferire ai giovani il desiderio di combattere per la giusta causa, con le armi della cultura, con il dialogo, con lo scambio di idee anche se, a volte, i toni sono e devono forti.
Se tutto questo è sbagliato allora chi lo invita a stare zitto dovrebbe dimostrare come si costruisce una società autentica basata sulla verità.
Dovrebbe dimostrare che far finta di non vedere è un pregio, far finta di non sentire è un dono e far finta di non saper né leggere, né scrivere, tantomeno parlare è un privilegio riservato a pochi.
Qualcuno addirittura affermava che “per colpa” del parroco di Montebello è stata chiusa la strada ai cittadini di Molaro e che sulla stessa scia i cittadini di Masella si vedranno i rubinetti asciutti.
La “colpa” è sempre del parroco. Ovvio. Se non avesse scritto, tutto poteva restare come prima poiché “è bene che tutto cambi perché nulla cambi”.
Se poi un’automobile viene travolta nel centro della fiumara si depone una corona e si farà un bel discorso accompagnato da una altisonante omelia.
Se l’arsenico impatta sulla salute pubblica e lo fa in silenzio allora meglio non parlare!
Ben vengano queste “colpe” caro don Giovanni. Ben venga la “colpa” di dire e di scrivere la verità quando dalla stessa discende il bene della gente, proprio di quella che non parla, non scrive e non dice non per vigliaccheria ma perché non ha i mezzi, non conosce i termini e non ha la forza.
Ognuno prima di parlare dovrebbe interrogare la propria coscienza per chiedersi che cosa ha fatto al fine di risolvere il problema.
Le responsabilità nel caso dell’acqua all’arsenico sono a carico di diversi attori.
Ma questa storia va avanti da tempo e ancora vergognosamente continua. Sono passati più di cinque anni e tutto è fermo. Statico, ancorato al suolo. Nemmeno una virgola aggiunta anzi buio completo.
La gente ha diritto ad avere acqua potabile? Qualcuno può scrivere, ma proprio scrivere se i cittadini di Masella possono o non possono usare quell’acqua per usi igienici? Qualcuno può scrivere se i cittadini possono cucinare con quell’acqua? Se i bar possono servire i caffè? Gli esercizi commerciali possono preparare gli impasti?
Qualcuno si è mai interessato se i più anziani, soprattutto i soli, hanno la possibilità di trasportarsi l’acqua minerale, per anni, fin dentro casa o se a causa di limitazioni sono costretti persino a bere il liquido contaminato?
Forse questo poco interessa perché se tutto ciò rappresentasse una priorità al posto di criticare il parroco lo si ringrazierebbe per portare avanti ed insieme una decorosa battaglia che mira a dare dignità ai cittadini poiché quelli di Masella non sono di serie B ma hanno pari dignità rispetto a quelli che vivono in condizioni “normali”.
Perché si può somministrare loro acqua inquinata da anni? Sono soggetti diversi rispetto agli altri? I loro figli, i bambini si devono ritenere “sfortunati” o la loro vita vale meno rispetto a quella degli altri tanto da poterla esporre serenamente al rischio “arsenico”?
Il pericolo non è una fantasia del parroco ma una realtà che scaturisce da precise leggi che seguono validi e certi studi scientifici.
Qualcuno trovi il tempo di rispondere a questi interrogativi e poi quello per additare il Parroco che sta solo dicendo e scrivendo la verità.
Vincenzo Malacrinò
Per chi avesse voglia di leggere allego qui uno dei miei tanti articoli pubblicati sul giornale.
5 LUGLIO 2014 NESSUN COMMENTO
Montebello Jonico – Continua l’odissea “acqua all’arsenico” per i cittadini di Masella. Dopo più di un anno di attesa il problema, ancora, non è stato risolto nonostante il ripetersi di tavoli tecnici su tavoli tecnici.
Il Comune in data 2 luglio, comunica, attraverso il sito istituzionale, che in data 19 giugno si è svolta presso la delegazione comunale di Saline Joniche una riunione al fine di “fare punto sullo stato delle attività connesse alla risoluzione definitiva della problematica dell’acqua contenente arsenico in località Masella”.
I cittadini, che aspettano ormai da tempo la soluzione, dovranno sperare che questa sia la volta buona anche perché risultati favorevoli, prossimi all’apertura di una pagina nuova, spesso, sono stati presentati ma nonostante ciò, oggi, dopo più di un anno, nei rubinetti continua a scorrere acqua all’arsenico.
Tuttavia a conclusione della riunione, così come si legge nel sito “è stato predisposto un verbale in cui ogni soggetto intervenuto ha indicato l’attività di propria competenza e l’impegno a garantire la piena collaborazione al fine garantire una celere risoluzione del problema”.
Alla convocazione voluta dalla Commissione Straordinaria oltre ai commissari Mario Muccio e. Antonio Giaccari hanno partecipato anche l’ing. Francesco Foti, responsabile Ufficio Tecnico del Comune, l’Arch. Paolo Cuzzocrea, l’Arch. Dott.ssa Francesca Pedullà, il Dott. Antonino Presto, il Dott. Giuseppe Minniti, l’Ing. Sergio De Marco, l’Ing. Massimo Macrì, l’Arch,. Luigi Giordano e il P.I. Giovanni Putortì che gestisce il servizio idrico in località “Masella”.
Tre sono gli allegati presenti nel sito, in merito alla riunione avvenuta: una lettera della Sorical, una relazione tecnica e il verbale.
Si ricorda che in luogo adiacente a quello dove sono già presenti i pozzi contenenti acqua all’arsenico è stato realizzato uno nuovo al fine di risolvere la problematica.
Purtroppo anche in questo è stato riscontrato l’inquinante se pur come espresso dall’ingegnere De Marco con “valori più bassi”. I valori numerici, però, non sono riportati e il “più basso” non è stato rappresentato dentro una scala di valori.
Quindi, sempre secondo quanto riportato nel verbale, la soluzione ci potrebbe essere poiché “Effettuati i necessari interventi infrastrutturali, si potrà procedere, secondo apposite manovre, alla miscelazione dell’ acqua del nuovo pozzo con quella dei pozzi esistenti ed ottenere ridotti valori di concentrazione di arsenico nell’acqua”.
Per impegno preso, sempre secondo quanto si legge nel verbale reso disponibile sul sito del Comune, la Sorical “terminerà di attrezzare il nuovo pozzo in modo da rendere possibili i monitoraggi e le analisi da parte dell’ASP di concerto con l’Arpacal
Inoltre è stato preso l’impegno di effettuare le analisi dell’acqua dei pozzi esistenti, in modo da avere riferimenti recenti su cui svolgere le comparazioni e le valutazioni tecniche sulle proporzioni delle miscelazioni di acqua da compiere.
Nel passato, il Comune si era impegnato a chiedere agli uffici competenti i risultati dei controlli storici al fine di avere maggiore consapevolezza di come si è evoluto nel tempo il fenomeno arsenico. Ad oggi, però, di questi dati non si ha traccia.
Vincenzo Malacrinò
Pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”
luglio 1st, 2019 at 14:08
Grazie a te e a tutti i lettori.
VM
maggio 8th, 2019 at 23:13
Ben tornato, Vincenzo, sei una fiumara in piena. Complimenti perchè dai voce a chi non ne ha. Grazie