MARA PANAJIA, LA DONNA CHE HA CAMBIATO LE SORTI DI HENKEL ITALIA
REGGIO STORIE: SPECIALE GAZZETTA DEL SUD
“Per me è una grande emozione essere ospitata tra le pagine di Gazzetta del Sud perchè mi riporta a quando ero bambina. Mio nonno, sindaco del paese, era abbonato ed io sono cresciuta accanto a questo giornale”. Il ricordo, ancora oggi, è chiaro: la Gazzetta poggiata su quell’antica scrivania marrone ed il profumo del caffè si fondevano insieme mentre nitida emergeva l’immagine di nonno Franco intento a sfogliarla tra un sorso e un altro.
Poi un sospiro e qualche secondo di silenzio. La voce cambia tono ed aggiunge “Reggio è la città che mi porto nel cuore. Posso viaggiare in tutto il mondo ma l’unico posto in cui mi commuovo è proprio questo”.
Sul finire delle parole la voce si interrompe. “Ecco, dice, l’emozione sale”.
È Mara Panajia, una donna in carriera, con il successo al suo fianco. È la General Manager di Henkel Italia, società che occupa posizioni di leadership sia nel settore industriale che del largo consumo. È colei che ha ideato la pubblicità di Danone e di altri prodotti. Ella è la risposta concreta di come, tra mille sacrifici, si può essere non solo grande manager ma anche straordinaria moglie e tenera madre.
E mentre gli occhi guardano il cielo, quasi alla ricerca di un luogo, ritorna indietro nel tempo. A Martone, paesino della provincia di Reggio Calabria che l’ha vista correre spensierata con le amiche d’infanzia, sotto lo sguardo vigile di nonna Mimma, “una donna straordinaria, dice, che ha saputo regalarmi ogni cosa ma soprattutto il calore e la profondità dei sentimenti”.
Mimma era la maestra del paese. Spesso la portava a scuola perché la bambina amava disegnare. Poi aggiunge “era, una figura importante, di riferimento per molti ma soprattutto per me”.
Ricorda gli abbracci, lunghi ed intensi così come la tenerezza di quando la stringeva al petto e le sussurrava dolci parole. Il cuore di Mara batteva forte per l’emozione al pari di quello della nonna mentre con l’orecchio poggiato sul suo petto elaborava una profonda musica.
“Dormivo, prosegue, nella camera da letto con loro. Un periodo bello e sereno che amo sempre ricordare”.
Che dire di nonno Franco, il commendatore, sindaco del paese. Un uomo robusto di carattere, carico di singolare bellezza interiore. Era lui che si alzava presto al mattino per preparare a Mara l’uovo sbattuto. “Lo agitava, molto forte tanto da renderlo bianco come il latte”. Questi sono i nonni materni di Mara.
La permanenza a Martone perchè Papà Bernardo, dirigente regionale e mamma Matilde, insegnante, lavoravano a Reggio. Ritornavano sempre al paesino per stare accanto a Mara ma adesso giungeva il momento del “distacco”. Mara doveva andare a scuola. I genitori la volevano a Reggio. Siamo negli anni 70.
Si concludeva, così la lunga vacanza dai nonni. Era giunto il momento di iniziare una nuova vita. Non più l’asilo a Martone ma la scuola a Reggio.
Tutto questo in Mara ha suscitato un certo dispiacere. “Mi è sembrato, dice, di essere stata sradicata. Ho molto sofferto. Mi sentivo fuori posto anche se presto mi sono adeguata”.
La città l’avvolge e la proietta nel suo nuovo presente. “Reggio, dice, è il luogo che mi porto nel cuore e non solo per la sua bellezza ma perché in lei è vivo il ricordo dei miei genitori, oggi purtroppo passati ad altra vita”.
Ha sei anni Mara quanto arriva nella città dal più bel chilometro d’Italia e qui si ferma fino a 18 anni.
Da casa sua, vede il mare, le onde e le navi mentre infrangono le creste per andare oltre al pari di quanto la vita chiede ad ogni uomo: superare ogni ostacolo per poi restare incantati davanti l’alba o il tramonto.
E Mara da quella finestra guarda i colori, respira profondamente quell’aria mentre si ispira, pensa e medita tra quella musica che la fa sognare.
Quella bambina bionda, dagli occhi profondi e con lo sguardo sincero, inizia la scuola. Prima al Pio X, poi al Vitrioli e dopo ancora al liceo classico Tommaso Campanella.
Scopre nuove amicizie ed inizia a frequentare gli Scout alla Candelora. Ancora oggi si sente con quei “bambini” di un tempo per condividere e ricordare la spensieratezza dell’infanzia passata.
È credente Mara. “il mio cognome Panajia, dice, deriva dal greco e significa la tutta Santa. Si riferisce a Maria, la Madonna”.
Gli anni corrono in fretta e Mara, ancora per poco, si può affacciare alla finestra per ammirare lo stretto. Concluso il liceo inizia a pensare al futuro. Papà e mamma sono sempre accanto e lei è pronta a scavare dentro se stessa.
“Fin da piccola, dice, nutrivo una grande passione per la pubblicità ma non conoscevo l’esistenza di una Università specifica verso questo settore. Mi piacevano le etichette, le scatole dei biscotti e cose simili, ignara però del lavoro e dello studio esistente alle spalle”.
Così a papà Bernardo chiede un libro sui diversi percorsi universitari. “Mi stavo orientando verso le facoltà scientifiche, dice, mi piaceva ingegneria, chimica e simili ma, in quel periodo, non erano facoltà per una donna”.
Ma suo padre guarda oltre. È una persona molto aperta di mentalità. “Per te, Mara, vedo la facoltà di economia e commercio alla Bocconi. Ti faccio studiare lì se vuoi”.
Ed io, dice Mara, “forse presa dall’incoscienza ho subito sposato l’idea. A Milano non avevo nessuno tranne la cognata di mia sorella, iscritta in un’altra facoltà. Ero sola in una grande e sconosciuta città”.
Affacciata al suo solito balcone, mentre guarda le stelle e lo stretto, Mara pensa che quell’angolo di mondo lo osserverà per poco. Quel “pezzo” di cielo lo potrà fissare da un altro posto ma non da Reggio. E’ triste, sì, ma pronta a scommettere su se stessa. “Mio padre, dice, aveva intravisto in me il carattere di una cittadina del mondo”.
Ed il papà è il papà di sempre. È quello che finge di non capire quando Mara, a tre anni e mezzo, riusciva a leggere senza saper leggere. Ascoltava, memorizzava e poi, con il dito sotto le parole, ripeteva senza nessun errore! A soli quattro anni è poi capace di leggere e scrivere.
Questi sono ricordi. Mara non è più bambina. I suoi codini non ci sono più ma è rimasto uguale il profondo sguardo e la bellezza dell’animo. Adesso è ora di partire. Guarda lo stretto e chiude gli occhi mentre scende qualche nascosta lacrima. È pronta lì davanti al pianerottolo con le valige in mano.
Un viaggio fatto con mamma e papà. Arrivati a Milano sistemano i bagagli nell’appartementino preso in affitto e Mara va subito alla finestra. “Ma il mare dov’è?” questa è la prima domanda che si pone.
La cornice sul mare della casa di Reggio le manca tanto. “Poi, dice, l’abbiamo venduta, quando mia mamma è passata ad altra vita ma ogni volta che arrivo in città mi reco sul posto solo per guardarla”.
Troppi ricordi. Molti. Ma ora, la ragazza di diciotto anni è a Milano. Porta in sé grandi attese e responsabilità. “Non dovevo deludere i miei, soprattutto mio padre, afferma, il quale puntava molto sulle mie qualità”.
Mara proviene da studi classici. Economia è un altro mondo ma non è la tipa che si arrende. Anzi da testarda calabrese tanto si cimenta fino a quando viene fuori il meglio di sé.
Reggio ormai la vede due volte l’anno e non sempre perché in alcune occasioni salgono i genitori. In una di queste, il padre, seduto davanti a lei esclama: “Ti devi prendere la patente. Studia perché a Natale potrai sostenere gli esami alla motorizzazione”. Papà Bernardo ha insistito, così come ha fatto con la moglie quando negli anni sessanta era fiero di vederla al volante. “Forse, dice Mara, lei è stata la prima donna della locride ad avere la patente. Ovviamente contro il parere di nonno Aurelio”.
Poi Mara sorride. Ricorda il giorno del suo esame a Reggio. “Ero la sola donna tra tanti uomini” e Bernardo era fiero di questo. Si può dire che un po’ tutta era avanti con i tempi. “Mia nonna Lucia, aggiunge, è stata una delle prime maestre del dopoguerra”.
Intanto gli studi continuano. Si superano gli esami. Mara è felice, sorride e avverte un grande senso di pace. Gli anni passano e non sempre si può sorridere. Mara piange ed anche tanto. Prima della laurea papà Bernardo passa ad altra vita.
A Mara le manca il respiro. Manca il suo punto di riferimento. E lei, come pochi sanno fare, è pronta a mollare tutto pur di stare vicina alla famiglia. Ma la mamma si oppone. “Resta lì dove sei. Abbiamo fatto tanti sacrifici. Continua. Vai avanti per tutti noi”:
Così tra una lacrima e l’altra, tra un sospiro ed un pianto Mara stringe i denti e va avanti mentre, ogni sera, alzando gli occhi al cielo, tra l’azzurro e le luminose stelle cerca chi tanto le manca. Lunghi dialoghi. Pensieri e parole di fondono mentre il tempo scorre e corre veloce.
Successivamente Mara si laurea e inizia a fare uno stage presso una società di revisione contabile. Dopo poco tempo, Danone cercava personale e Mara c’è. Vuole vivere questa esperienza. “Ho portato il curriculum, dice, e il giorno dopo mi hanno chiamato”. Era il 1995. Lì faceva controllo di gestione. Aveva a che fare con i numeri. E proprio questa esperienza è stata importante poichè dice “ho veramente imparato a dominarli”.
Il marketing precisa, “non è solo creatività ma anche numeri”. Mara è bravissima. Non solo legge i valori ma li interpreta per quello che esprimono e per quanto si portano dentro. La direzione, quando Mara paventa l’ipotesi di andare nel settore marketing fa di tutto per farla restare. Le offrono persino il doppio dello stipendio. Ma lei rifiuta. “Mi dispiace, risponde. Vado. La mia vita è il marketing”. Una forte determinazione l’ha portata ad essere decisa e ferma. Corre l’anno 1998. Mara è ora nel Marketing di Danone e la pubblicità andata in onda e che tutti ricordano è stata proprio ideata e realizzata da lei. Grandi soddisfazioni non solo nel campo lavorativo ma anche sentimentale. Mara conoscere Francois, il suo attuale marito e si innamorano.
Intanto il nome della dottoressa Panajia si fa strada e la sua bravura viene conosciuta. Nell’anno 2000° Henkel la chiama.
Guarda caso, questa importante azienda cerca una persona esperta non solo di marketing ma anche di numeri. Nulla accade per caso! Mara ha le carte in regola per partecipare.
Il primo prodotto con cui ha a che fare è il dixan. Quello scatolone la porta ancora una volta in Calabria. “Io e mio cugino, dice, lo usavamo per mettere dentro le lumache”.
Tutto sembra un disegno che calza a pennello nella vita della giovane calabrese. In questi anni intanto ricostruisce tutta la squadra marketing. Vive grandi soddisfazione ed altre sono alla porta.
Mara e Francois nel 2001 si sposano e da questo amore nascono Andrea che a soli 16 anni è alto 1 metro e 90 e poi Emma di 10 anni. Per lei sono ancora i suoi bambini! Loro orgogliosissimi la amano profondamente anche perché Mara è una mamma fantastica ed una moglie unica.
Il tempo vola. Nel 2010, è direttore marketing di Henkel che registrava grande successo.
Accanto a questa felicità nasce, per la seconda volta, un altro dolore: la mamma passa ad altra vita. Mara è distrutta. In silenzio cuce le ferite e con tanta forza prende la sofferenza in braccio per adagiarla in un luogo appartato. Sente che dal cielo i suoi cari la guardano e la osservano ora più di prima.
E proprio dopo la perdita della mamma dice “in me è scattato qualcosa dentro. Non volevo fare il direttore marketing per tutta la vita”. Ma lei può diventare General Manager? È donna, calabrese, moglie e mamma. Da un lato pensa di essere arrivata. Ed invece non è così.
“Non so con quale coraggio, dice, sono andata dal mio capo e gli ho detto: cosa devo fare per prendere il tuo posto?” Spiazzato, risponde: “non sapevo che tu avessi questa ambizione. Anche perché essere General Manager non è uno scherzo e non si può improvvisare. Hai bisogno di esperienze di vendita e altre internazionali”.
Intanto inizia con la prima e va benissimo. Poi prosegue con un progetto internazionale. Nel 2014 viene inviata in Germania per due anni come Direttore Marketing Globale. Successivamente viene promossa a Responsabile Globale.
Anni di grandi soddisfazioni ma di enormi sacrifici. Mara si emoziona quando pensa ai dettagli della sua settimana. Parte il lunedi e torna il giovedì. Il venerdi lavora in smart! A casa fa la mamma. Cucina, lava e stira. Lascia tutto pronto per la sua assenza. Sul frigo gli appunti utili per ricordare a Francois qualcosa. Poi in aereo da manager. E gira il mondo. Cina, Uruguay, Iran, Corea del Sud, Algeria, Canada, Emirati, Stati Uniti, Russia, Messico, Polonia e molti altri paesi. Luoghi in cui spesso è presente la famiglia. Un modo questo per stare insieme. Sul campo una leader decisa, sicura e rigorosa. A casa una tenera mamma e una singolare moglie.
In Germania dunque si forma e corona il suo sogno, quello dei suoi genitori e della sua famiglia.
Due cose le son pesate: essere giudicata dalle donne e la consapevolezza di perdere tempo a discapito della famiglia. “Quando tornavo a casa, nel periodo in cui stavo all’estero, notavo la complicità viva tra mio marito e i miei figli. Cosa che io stavo perdendo. Mi sono resa conto che dovevo ritornare presto”. E così è stato.
Nel 2018 rientra in Italia e nel 2019 diventa General Manager dell’importante azienda. Questo successo lo dedica alla famiglia. In particolare alla mamma che tanto l’ha incoraggiata.
E quando è in difficoltà, non esita a chiamarla dicendo: “mi hai incoraggiata ad essere qui. Ora dammi una mano”.
Il carico delle responsabilità aumenta. Adesso la General Manager è lei e tutto dipende dalle sue scelte e decisioni. Lavora sodo per ricostruire la squadra e ci riesce.
“Le diverse figure di Henkel mi aspettavano, dice, a loro ho chiesto un lavoro sinergico perché l’azienda è di tutti”. Incontra i dipendenti uno per uno ed in poco tempo la struttura viene rinnovata in modo sensibile.
Notte e giorno su numeri e vicende. Tra un caffè ed un altro, la mente corre veloce. Intanto la società ottiene ottimi risultati e riesce a camminare velocemente sul mercato che cambia.
Il vertice è lei: Mara Panajia, la donna che si è fatta strada partendo da zero, la bambina che ha sognato strade lontane rimanendo legata alla propria terra.
È colei che sa far convivere rigore e profondità d’animo. Una donna che pur conoscendo il successo, non si fa dallo stesso comandare perché Mara è libera e anche oggi, cosa difficile per molti, sa essere la bambina di un tempo, affacciata alla finestra, pronta ad emozionarsi quando, al calar del sole, mare e cielo si abbracciano. Lì, ancora una volta, vede Reggio.
Vincenzo Malacrinò